Il futuro della fotografia

Il futuro della fotografia

La fotografia cambia, ma il bisogno di buone fotografie resta

Fabio Achilli
Fabio Achilli
15/12/2020 , tempo di lettura 6 minuti

La rivoluzione digitale ha radicalmente modificato le modalità della comunicazione, compresa quella fotografica. Milioni di video sono proposti e condivisi sulle piattaforme digitali con un flusso continuo e crescente. E il contenuto video, soprattutto nell’ambito della comunicazione aziendale, è sempre più determinante. La sola immagine fotografica non è più sufficiente. 

Con la diffusione capillare della fotografia digitale e il profilarsi dei cosiddetti «contenuti generati dagli utenti» nel passaggio al web 2.0, le testate giornalistiche hanno sentito sempre meno l’esigenza di un professionista come il fotoreporter, inviato d’assalto in prima linea per raccontare i fatti in ogni angolo del pianeta, che ha conquistato nel tempo l’immaginario di molti appassionati. Ma questo non significa che sia svanita la necessità di raccontare i fatti. 

In questo oceano di fotografie digitali, si allarga infatti la domanda di immagini di qualità organizzate in narrazioni significative, capaci di descrivere piccole e grandi storie, accendendo i riflettori su fenomeni globali o sulla vita di singole comunità locali. 


Una nuova fotografia

Al di là delle tradizionali testate giornalistiche, si sono moltiplicati, partendo dal web, i canali e le modalità di diffusione delle informazioni. E oggi si parla sempre più di storytelling che di fotoreportage. 

Ma se prima la fotografia era solo still (con singole immagini ferme), ora è still and motion (con immagini in movimento riprese dalla fotocamera unite, in fase di montaggio, a scatti singoli), avvicinandosi sempre più al linguaggio video. 

Nel passaggio dal reportage classico allo storytelling, il fotografo si trova a fare i conti con mansioni solitamente relegate all’industria cinematografica, tra cui la sceneggiatura, la regia e il montaggio. 

Il caso di David LaChapelle è, in questo senso, emblematico. Le sue competenze di fotografo, come la ricchezza creativa, la gestione della luce, l’abilità narrativa, si coniugano a quelle di filmmaker, con la finalità di realizzare, a seconda delle richieste della committenza, immagini, videoclip o documentari. 


Fotografia e piattaforme

Che svolga da solo queste mansioni, o che collabori con altri specialisti, il fotografo di oggi si trova a fare i conti anche con l’esigenza, dettata dall’innovazione, di sviluppare contenuti adattabili ai molteplici canali comunicativi. 

Le major tecnologiche hanno compreso e cavalcato questa mutazione. Gli apparecchi fotografici più diffusi sono oggi quasi sempre dotati di sofisticati sistemi di ripresa video, trovando la massima espansione e varietà di utilizzo presso vlogger e youtuber, che molto spesso li hanno eletti a veri co-protagonisti dei propri contenuti. Pensiamo ad esempio a Casey Neistat e al suo modo iconico e imitatissimo di impugnare la fotocamera con il GorillaPod. 


Fotografi d'azienda

Queste nuove forme di linguaggio e i canali online hanno ampliato inoltre le opportunità di azione anche in un ambito che pure sembra collocarsi agli antipodi rispetto al reportage: la fotografia corporate. 

Le aziende hanno sempre più bisogno di contenuti finalizzati ai diversi canali della comunicazione. E in questo ambito i fotografi possono creare e proporre contenuti unbranded, che le imprese acquistano e utilizzano per azioni di comunicazione ed esigenze di marketing dei propri prodotti, oltre che per veicolare i valori sociali espressi dal loro marchio. L’esperto di fotografia, in aggiunta, 

può partecipare in prima persona al lavoro di creazione del brand, contribuendo direttamente a costruire l’identità visiva dell’azienda. 


Per chi ama la fotografia come occasione di racconto, insomma, il mondo contemporaneo si presenta ancora come molto generoso. La sete di conoscenza degli esseri umani non diminuisce e la capacità di appagarla tramite storie ben raccontate resta determinante. 

 

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