Intervista a Davide "Dado" Caporali

Intervista a Davide "Dado" Caporali

Scrive e disegna fumetti per alcune delle più importanti case editrici italiane ed è esperto di graphic novel e webcomic nello stile Slice of Life. Oggi parliamo con Dado, docente del nostro corso di graphic novel.

30/09/2022 , tempo di lettura 5 minuti

Probabilmente hai incontrato Dado a qualche fiera di fumetto o su Instagram, tramite la sua pagina @dado_stuff. Non solo: Davide "Dado" Caporali scrive e disegna fumetti per diverse case editrici, tra cui Feltrinelli, Shockdom, Salda Press, Star Comics, Bonelli. 

Per noi terrà il primo corso interamente dedicato alle graphic novel della nostra Scuola di Fumetto: per prepararci alle sue lezioni gli abbiamo fatto qualche domanda. 


Intervista a Dado

Da piccolo volevi fare il fumettista? Se no, quando e come mai hai capito che questa sarebbe stata la tua strada? 
Ho sempre avuto una grande passione per il disegno. I miei primi ricordi risalgono agli ultimi anni di scuola materna, quando la maggior parte degli altri bambini giocavano a pallone o ad altri giochi, e io me ne rimanevo in disparte a disegnare. Cosa che facevo costantemente anche a casa, per questo i miei genitori, vedendo questo mio interesse crescere, mi regalarono i primi fumetti. Nello specifico dei Lupo Alberto.
Ingenuamente da piccolo pensavo che ogni singolo fumetto fosse disegnato da qualcuno per puro piacere personale, per hobby diciamo, non avevo idea del meccanismo delle tipografie e dell'editoria, ma quando poi mi spiegarono l'esistenza della professione del fumettista, una persona pagata per disegnare e raccontare le sue storie, ho istantaneamente pensato che avrei voluto fare senz'altro quello da grande. Penso di essere arrivato a questa epifania intorno ai 6 anni e che da allora sono sempre stato convinto che la strada da percorrere sarebbe stata quella, senza nessun piano B.


Qual è il personaggio dei fumetti che più ti piace e quale artista ti ispira di più nel tuo lavoro?
Trovo complicato scegliere qualcosa di "preferito", in qualsiasi contesto, che sia il colore preferito, il cibo preferito o il film preferito e così via. La stessa cosa vale per un personaggio o un artista. Ci sono infatti tantissimi personaggi iconici che si sono scavati un posto nel mio cuore e altrettanti artisti che seguo e ammiro, anche se raramente seguo un artista nel complesso, piuttosto mi appassiono alle singole opere. Capita spesso che un artista che ha dato alla luce un'opera che mi è piaciuta tantissimo, possa sfornare altre opere che mi appassionino meno. Come può capitare che un artista che abbia già dato vita a un'opera che mi è piaciuta, possa ripetersi, creando qualcosa che rispecchi nuovamente i miei gusti personali. Questo per dire che non mi basterebbero 10 pagine per elencare tutte le opere, i personaggi e gli artisti che ritengo i miei "preferiti".


Come mai hai scelto proprio i social network come piattaforma per i tuoi lavori e come hai fatto a farti conoscere?
A un certo punto della mia vita è iniziata a nascere questa esigenza di essere letto da qualcuno, avevo bisogno di raccontare le mie storie e vedere quali emozioni e reazioni suscitassero, dovevo pubblicare qualcosa di mio ma non ero ancora abbastanza bravo o conosciuto da arrivare a un editore, e anche fosse stato, attraverso la pubblicazione di un libro non avrei comunque avuto un feedback immediato. Così, nel 2008, mi affacciai sul web.
Erano gli anni in cui i primissimi webcomic italiani si iniziavano a fare timidamente strada e non c'erano nemmeno i social network, non come li utilizziamo adesso almeno. C'erano i blog, e delle piattaforme che ti mettevano a disposizione uno spazio personalizzato in cui pubblicare i propri fumetti e che permettevano ai lettori di lasciare dei commenti. Per me quella è stata una grande palestra e sicuramente la migliore opportunità che mi ha poi consentito di arrivare a fare questo mestiere. Attualmente costruirsi e mantenersi una community di lettori online è diventato quasi fondamentale. Quasi, certo. Non è obbligatorio. Per me il parallelismo tra web e cartaceo è stato un percorso naturale che ancora oggi coltivo e proseguo.


"Vita di Pai" racconta frammenti di vita quotidiana, un tema che raramente si trova nelle storie illustrate. Quando e come ti è venuta questa idea?
In realtà lo stile Slice of Life è abbastanza frequente, soprattutto nei webcomic e nelle strisce a fumetti. Sui social funziona particolarmente bene proprio per via della natura intrinseca del mezzo. I social puntano tutto sulla narrazione soggettiva e personale, sono fatti e pensati per condividere la propria vita con gli altri, quindi creare dei fumetti su noi stessi è un modo per "cavalcare" queste dinamiche. Le persone leggono il fumetto, sanno che quei personaggi nella realtà esistono davvero, parallelamente seguono e conoscono me come persona, quindi si affezionano maggiormente all'opera e all'artista. Chiaramente non è una ricetta alchemica dal successo automatico, il come e il modo di raccontare sono determinanti.
Per quanto mi riguarda, non è mai stata una scelta pianificata. Semplicemente, nel momento in cui è nato mio figlio, sono iniziate a succedere tantissime cose e, per deformazione professionale, ho iniziato a tradurre le varie vicissitudini in strisce a fumetto che ho iniziato a pubblicare online per puro divertimento. Fortunatamente per me hanno riscontrato un grande successo, che ha poi portato alle varie pubblicazioni editoriali.


Quale storia (libro, film o serie TV) vorresti illustrare con il tuo stile? 
Probabilmente qualche classico fantasy, che insieme alla fantascienza è il mio genere preferito. A differenza della fantascienza però, il fantasy ha meno palazzi supertecnologici da disegnare.

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