Come raccontare e promuovere un progetto editoriale: intervista a Cristina Portolano

Come raccontare e promuovere un progetto editoriale: intervista a Cristina Portolano

Un libro riesce a far vivere la sua storia solamente se arriva fra le mani dei suoi lettori. Quando si finisce di scrivere un libro (ma anche di disegnare un fumetto o di registrare un podcast) inizia un altro viaggio: la comunicazione del prodotto editoriale, per far sì che questo raggiunga il proprio pubblico.

21/11/2023 , tempo di lettura 3 minuti

Una volta terminato il proprio romanzo, fumetto o podcast che sia, inizia un altro lavoro: far sì che questo prodotto editoriale possa raggiungere il suo pubblico di riferimento. Per questo deve essere delineata quanto prima una comunicazione efficace e puntuale che comprende, fra le altre cose, la pianificazione di una strategia e di un piano editoriale e che non di rado include l’autopromozione, online ma anche offline. Ne parleremo nel corso “Comunicazione editoriale: contenuti, pianificazione, strategie digitali”, in partenza l’11 dicembre con la docente Cristina Portolano, che abbiamo qui intervistato. Portolano è fumettista e illustratrice, docente in varie scuole e accademie come lo IAAD e collaboratrice per Internazionale Kids; fra le sue pubblicazioni citiamo Quasi Signorina (Topipittori, 2016), Non so chi sei (Rizzoli Lizard, 2017), Tettonica (Feltrinelli Comics, 2022) e The passenger speciale Napoli (Iperborea, 2021).


Cosa non deve mancare in una strategia di promozione di un prodotto editoriale?

Sicuramente un piano editoriale per i social e non solo. Ma anche grandi capacità di improvvisazione e di far fronte a eventi imprevisti.


Fare autopromozione di un prodotto editoriale – che si tratti di un fumetto, romanzo o podcast – è più facile a dirsi che a farsi e richiede l’acquisizione di alcune competenze che vanno oltre la sfera creativa. Come si acquisiscono queste competenze?

Sicuramente l'autopromozione si affianca al lavoro di altre e altri professionisti con cui collaboriamo – che siano questi editori, uffici stampa e piattaforme. Bisogna quindi lavorare in "sinergia" con queste realtà e non sovrapporsi oppure pensare di sostituirsi a loro. Le competenze più "tecniche" che vanno oltre la sfera creativa possono essere acquisite grazie alla personale intraprendenza e mettendo in campo alcune delle nostre risorse e capacità personali. Penso che ognunə di noi abbia delle soft skill nascoste da scoprire e nutrire. Sicuramente grazie al corso “Comunicazione editoriale: contenuti, pianificazione, strategie digitali” si conosceranno strumenti utili e pensati per un target di curiosə e appassionatə.


Come si costruisce una community di persone nell’onlife che seguono e sostengono il tuo lavoro?

Con il tempo ho capito che non bisogna risparmiarsi. Una community può crescere se impariamo ad essere generosə, che non significa svelare i nostri "segreti" del mestiere ma condividere le modalità e le motivazioni che ci spingono raccontando, perché no, anche qualcosa di noi stessə. Non bisogna pensare mai di non essere interessanti, bisogna in primis sfuggire a questo pregiudizio su noi stessə, ragionando al tempo stesso sul nostro target e sulle persone a cui pensiamo di volerci rivolgere.


Nel corso degli anni, sei stata anche all’estero e in viaggio: qual è stato il contributo di valicare i confini italiani e conoscere persone, professionisti e casi editoriali “altri”?

Senza dubbio che l'Italia è una piccola realtà. Ho capito, viaggiando, che non bisogna mai compiacere un pubblico puramente italiano ma "pensare" in maniera internazionale. Per esempio, un tema o un argomento che ci interessa trattare ma che in Italia non ha un grosso seguito o non sembra avere ancora un pubblico non deve scoraggiarci e farci rinunciare al progetto: si tratta di un’occasione per ricercare prodotti simili a ciò che vogliamo fare e andare avanti in forze di quello che sappiamo esserci già altrove.


Ci racconteresti un tuo progetto o un progetto editoriale a cui hai lavorato che consideri ben riuscito ed esemplare?

Il mio primo progetto di graphic novel Quasi Signorina (Topipittori, 2016). Lo considero ben riuscito perché mi ha portato a pubblicarlo in inglese, ad essere invitata in un festival internazionale in Canada. Mi ha dato, e continua a darmi, tante soddisfazioni a livello di pubblico e critica. Ed è proprio quando è uscito questo libro che ho iniziato a capire quanto una strategia di autopromozione fosse importante e ho imparato come muovermi e cosa fare. Ma poi, durante il corso per Feltrinelli Education, racconterò meglio questo e tanti altri progetti che secondo me sono stati importanti e mi hanno insegnato sempre di più ad affrontare al meglio le uscite dei miei libri e a comunicare i miei progetti editoriali.


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