Boyan Slat: il giovane olandese che pulisce gli oceani

Chi è Boyan Slat, il 27enne olandese che ripulisce gli oceani dalla plastica

Scopri chi è Boyan Slat e perché è famoso in tutto il mondo grazie alla sua idea innovativa per salvare gli oceani dalla piaga della plastica.

15/01/2021 , tempo di lettura 4 minuti

Olandese, classe 1994, Boyan Slat è sempre stato appassionato di spazio. Ma oltre a tenere il naso all’insù, questo 27enne inventore e viaggiatore sin da bambino ha trovato affascinante guardare nei fondali marini. Tanto che oggi Slat, dopo aver abbandonato gli studi in ingegneria aerospaziale, è diventato noto in tutto il mondo per la sua installazione galleggiante che ha l’ambizione di ripulire il mare dalla plastica.


Le Nazioni Unite lo hanno inserito tra i Champions of the Earth del Programma Ambiente. Nel 2018 è stato premiato anche come European Entrepreneur of the Year dal Leonardo Da Vinci International Art Award e da Euronews.


«Ho cominciato a inventare cose quando ero bambino», racconta in una recente intervista a Forbes. E già da adolescente comincia a viaggiare. «A 16 anni andai in Grecia per imparare a fare immersione», ricorda, ma «rimasi talmente deluso quando scoprii che in acqua c’erano più sacchetti di plastica e rifiuti che pesci».


Da allora, pulire i mari e gli oceani è diventata la sua ossessione. Slat, ancora adolescente, decide così di dedicare un progetto del liceo ad approfondire il tema dell’inquinamento causato dalla plastica negli oceani e del perché fosse ritenuto impossibile da risolvere.


Dopo la scuola superiore, si iscrive alla facoltà di ingegneria aerospaziale ma nello stesso tempo continua a dedicarsi agli studi per trovare una soluzione che permettesse di ripulire i mari. Finché nel 2012 presenta la sua idea alla Tedx Conference: un raccoglitore di rifiuti galleggiante da installare direttamente in mare che usa la circolazione delle correnti oceaniche per “imprigionare” la plastica.


L’installazione galleggiante per raccogliere la plastica

«Nella ricerca di una soluzione, ebbi l’idea di servirmi della tecnologia moderna per sfruttare le correnti», spiega. «Le mie invenzioni e i miei sistemi di pulizia si basano infatti su forze naturali. La plastica viene trasportata dal vento, dalle onde e dalla corrente. Utilizzando un’ancora marina per rallentare il sistema, la plastica può essere trattenuta e catturata».


La sua idea comincia presto a circolare e diventa virale su Internet, aiutandolo così anche a raccogliere donazioni e finanziamenti per realizzarla. Diversi scienziati, ingegneri, professori ed esperti del settore tecnologico cominciano a interessarsene.


Nel 2013 decide di abbandonare gli studi universitari. E, dopo aver raccolto 80mila dollari, fonda a soli 18 anni The Ocean Cleanup, un’organizzazione non profit che ha come obiettivo lo sviluppo di tecnologie avanzate per eliminare la plastica degli oceani, di cui oggi è amministratore delegato. 


Nel 2014, la seconda raccolta fondi tocca quota 2,2 milioni di dollari. Fino a raggiungere gli oltre 30 milioni di dollari di oggi, raccolti tra l’Europa e la Silicon Valley. Incluso il finanziamento da parte di Marc Benioff, amministratore delegato di Salesforce.


Imparare dagli errori

Nel 2018, però, il suo primo collettore di immondizia realizzato – il System 001, detto Wilson, come l’amico di Tom Hanks in “Cast Away» – subisce un malfunzionamento meccanico sulla Great Pacific Garbage Patch. La forza del vento e delle onde aveva creato una velocità di deriva troppo elevata, lasciando liberi ancora troppi quintali di spazzatura.


Slat viene sommerso dalle critiche. Ma non molla. Grazie a un’ancora posizionata a quasi 600 metri di profondità, riesce a rallentare la velocità di crociera e a ingabbiare così più di 5 tonnellate di rifiuti in un solo mese.

«I fratelli Wright mi hanno sempre affascinato anche per la loro capacità di non mollare mai e di continuare a seguire le loro idee, anche quando i progetti non funzionavano appieno ed erano tutti contro di loro», dice. «Penso che le critiche facciano parte dell’esistenza di ogni inventore. Occorre imparare dai propri errori come dai propri successi. Quell’esperienza ci ha portato a perfezionare e rielaborare ancora di più il nostro progetto».


Secondo le stime di Slat, in cinque anni questo sistema potrebbe eliminare fino alla metà della plastica presente in mare. Un progetto che gli è valsa anche la possibilità di essere selezionato dalla Thiel Fellowship, il programma avviato dal venture capitalist e cofondatore di PayPal Peter Thiel che offre un finanziamento di 100.000 dollari a imprenditori entro i 22 anni che abbiano abbandonato o rinviato l’università per lavorare alla propria start-up.


Oggi The Ocean Cleanup, ha già realizzato il primo prodotto con la plastica raccolta in mare. «Abbiamo costruito occhiali da sole con la plastica recuperata e riciclata dai rifiuti della Great pacific garbage patch», racconta Slat. «Il 100 percento del ricavato andrà alla nostra non profit, per continuare nella nostra operazione di pulizia e per avviare nuovi progetti. I proventi di un singolo paio di occhiali da sole permettono la pulizia di un’area di oceano grande quanto 24 campi di football».


Il potere della tecnologia

Alla base del lavoro di questo 26enne c’è certamente una profonda fiducia nel potere della tecnologia. «La tecnologia è l’agente di cambiamento più potente. È un amplificatore delle nostre possibilità umane», ha scritto sull’Economist. «Mentre altri agenti di cambiamento si basano sul riorganizzare i mattoncini già esistenti della nostra società, l’innovazione tecnologica ne crea di interamente nuovi, dandoci costantemente nuovi strumenti per la risoluzione di problemi».


The Ocean Cleanup è composta da un gruppo di sole cento persone. «Senza tecnologia, non potremmo mai intaccare in modo significativo il problema dell’inquinamento da plastica. Grazie alla tecnologia, anche un piccolo gruppo di persone può avere un impatto reale», dice Slat a Forbes.


Senza rinunciare però anche alla sua altra grande passione, lo spazio. «Di certo i rifiuti spaziali sono un altro problema», dice. «Vedremo come sarà messo il nostro mondo tra dieci anni. Di sicuro mi piacerebbe andare nello spazio, un giorno. Ammiro molto Elon Musk, perché è una persona che ha creduto nelle sue grandi idee e ha saputo concretizzarle».


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