Recovery Plan per la cultura e l’industria creativa: ecco cosa prevede

Cosa prevede il Recovery Plan per la cultura e l’industria creativa

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza stanzia 6,6 miliardi per la cultura. Dalle ristrutturazioni al cinema, dal digitale alla sostenibilità, le idee per rilanciare il settore

03/05/2021 , tempo di lettura 3 MINUTI

Ci sono anche la cultura e l’industria creativa nel raggio d’azione del cosiddetto Recovery Plan, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che mira a far ripartire il Paese dopo un anno di crisi profonda causata dalla pandemia e dopo decenni di stagnazione dovuti alla mancanza di riforme e di crescita. Turismo, cinema, musei, monumenti, biblioteche, teatri, ma anche i piccoli borghi, fiori all’occhiello di un Paese che sulla propria cultura e sul proprio patrimonio artistico ha costruito la sua grandezza. Settori che nell’ultimo anno hanno sofferto i colpi della crisi più di ogni altro, senza mai riuscire a “respirare”, strozzati da chiusure forzate e riaperture arrivate col contagocce. 

Rispettando gli obiettivi generali del piano, gli investimenti nella cultura mirano ad accrescere la digitalizzazione e l’innovazione e a favorire la transizione energetica italiana grazie a progetti in grado di “incrementare il livello di attrattività del sistema culturale e turistico del Paese attraverso la modernizzazione delle infrastrutture, materiali e immateriali”, si legge nel piano

I fondi per la cultura 

Ammontano a oltre 6,675 miliardi le risorse destinate alla cultura dal Governo Draghi, nell’ambito del Next Generation Eu: 4,27 miliardi di investimenti previsti dal Recovery Plan, cui si aggiungono 1,46 miliardi provenienti dal Piano Strategico Grandi attrattori culturali che saranno utilizzati per il recupero di 14 siti d’interesse sul territorio italiano, dalla Biennale di Venezia alla Biblioteca Europea di Informazione e Cultura (BEIC) di Milano, passando per il Museo Mediterraneo di Reggio Calabria e il restauro della Colombaia di Trapani. 

“La cultura darà un grande contributo alla ripartenza del Paese. Il Recovery plan introduce risorse fondamentali che dimostrano come la cultura sia al centro delle scelte di questo governo. Da interventi sui grandi attrattori culturali nelle città metropolitane a una grande operazione di rilancio dei borghi, all’intervento sulla sicurezza antisismica dei luoghi di culto, alla digitalizzazione, alla creatività e al potenziamento dell’industria cinematografica” ha riassunto il ministro della Cultura, Dario Franceschini

Cultura digitale e sostenibile 

Sono tre le misure principali riguardanti la cultura. La prima persegue l’obiettivo di migliorare gli standard digitali e di sostenibilità del settore. In questo contesto, gli interventi sono stati inseriti nella prima missione del piano che riguarda soprattutto il patrimonio culturale al servizio dell’industria del turismo. L’idea di base è che la cultura italiana non possa rimanere ancorata al passato e alla sua storia, ma debba anche aprirsi al futuro, realizzando un processo che la renda più digitale e più accessibile, riducendo parallelamente l’impatto ambientale dei siti culturali. A questo scopo sono stati stanziati 1,1 miliardi di euro, così suddivisi: 500 milioni serviranno per realizzare progetti volti a costruire strategie e piattaforme digitali per l’accesso al patrimonio culturale, 300 milioni saranno utilizzati per “migliorare l’efficienza energetica di cinema, teatri e musei” e altri 300 milioni per la “rimozione di barriere architettoniche in musei, biblioteche e archivi e investimenti per l’accessibilità”. 

Borghi e architettura 

La seconda linea di interventi riguarda la messa in sicurezza del patrimonio culturale, artistico e religioso in chiave antisismica, architettonica e rigenerativa. In quest’ambito 800 milioni di euro sono dunque stati stanziati per interventi su chiese, campanili e torri; 300 milioni per valorizzare parchi e giardini storici e altri 600 per l’architettura e il paesaggio rurale. Un miliardo servirà infine per “per valorizzare il grande patrimonio di storia, arte, cultura e tradizioni presente nei borghi italiani dall’enorme valore paesaggistico-culturale e dal grande potenziale di crescita economica”, recita il piano. 

L’industria creativa e culturale 

Per l’industria creativa e il cinema a disposizione ci sono 455 milioni di euro, la maggioranza dei quali (300 milioni per la precisione) saranno destinati a “investimenti nel settore cinematografico e audiovisivo per migliorarne la competitività”. Insomma si punta a far risorgere il cinema italiano, cercando di riportarlo ai fasti di un tempo. Non a caso, le risorse andranno a finanziare l’offerta degli studi cinematografici di Cinecittà al fine di “migliorare il livello qualitativo e quantitativo dell’offerta produttiva e della digitalizzazione, aumentare la capacità di attrazione delle grandi produzioni nazionali, europee e internazionali”. Previste anche iniziative riguardanti il rilancio della formazione, della digitalizzazione e dell’efficientamento energetico della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia e un potenziamento della Cineteca Nazionale. Infine, i 155 milioni rimanenti saranno utilizzati per “favorire la ripresa dei settori culturali e creativi promuovendo la domanda e la partecipazione culturale”.

E per conoscere tutto del Recovery Plan, anche per chi lavora nella cultura, l'appuntamento è con Lezioni di economia: sfide e opportunità del Recovery Plan.

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