For working, il lavoro iperflessibile senza orari, uffici e reperibilità

For working, il lavoro iperflessibile senza orari, uffici e reperibilità

“For” è un acronimo che sta per “Flessibilità, obiettivo, risultati”. Comincia in Italia, nel settore chimico, la sperimentazione di questo contratto subordinato innovativo

27/04/2021 , tempo di lettura 4 minuti

Senza tempi, luoghi fisici e nessun obbligo di reperibilità. È l’evoluzione ulteriore dello smart working. Ancora più flessibile e libero. Si chiama “For Working”, dove “For” è un acronimo che sta per “Flessibilità, obiettivo, risultati”. Ha fatto capolino in Italia per la prima volta con l’accordo programmatico firmato lo scorso 9 luglio da Federchimica, Farmindustria e le organizzazioni sindacali dei settori chimico e farmaceutico. E ora farà il suo esordio in una multinazionale del settore chimico, la Sasol Italy.


Non si tratta di telelavoro né di lavoro agile, ma di un “moderno rapporto di lavoro subordinato”, si legge nell’accordo, “caratterizzato da aspetti innovativi nella gestione dei tempi e dei luoghi, da obiettivi condivisi e risultati realizzati, finalizzato a condividere e migliorare efficienza organizzativa, produttività, salute e sicurezza dei lavoratori, bilanciamento vita/lavoro, impatto sociale e ambientale”.


“Sono molte le aziende interessate del settore chimico e farmaceutico, e qualcuna, come Sanofi, sta già sperimentando altre forme di smart working molto avanzato”, ha spiegato Nora Garofalo, segretaria generale Femca Cisl a Repubblica. Al momento però solo Sasol è pronta a partire con il For working, dopo un lungo periodo di preparazione e un accordo aziendale siglato con le Rsu il 21 gennaio di quest’anno.

“Partiremo con una sperimentazione di sei mesi limitata alla sede di Milano e ad alcune figure professionali”, spiega Monica Pirali, senior manager risorse umane Sasol Italia, “con l’idea di allargare in seguito la sperimentazione anche ad altri profili: una parte di lavoro amministrativo, una parte di lavoro legato ai servizi informatici e ai servizi di controllo di gestione, e anche alcune funzioni che si avvicinano di più al settore commerciale. Non tutti possono accedere allo stesso tipo di flessibilità, per cui Sasol sta anche ragionando su altre forme di lavoro flessibile”.

In Italia l’azienda ha tre stabilimenti e una sede amministrativa a Milano e in tutto conta 632 dipendenti. Quelli coinvolti nell’esperimento pilota di For working al momento sono solo una ventina, che faranno da apripista anche per far emergere eventuali esigenze di correzione.

Dematerializzare il luogo è più semplice di dematerializzare il tempo, richiede un grande senso di responsabilità, sia da parte del dipendente che del datore di lavoro”, dice Monica Pirali. “Il For working non prevede nessun obbligo di presenza, neanche settimanale o mensile, e nessun obbligo di orario al di là di quelli suggeriti dal buon senso, per esempio se c’è un incontro programmato”.

Come spiega Aldo Zago della Filctem Cgil, “l’accordo prevede in maniera chiara che è il lavoratore che decide qual è il suo orario. Il mio lavoro verrà misurato solo sugli obiettivi concordati, sui quali però è prevista anche una revisione periodica, perché magari potrebbero risultare troppo gravosi da raggiungere nel tempo stabilito”. La giornata lavorativa classica non esiste più, è il lavoratore che gestisce il proprio tempo in libertà, sapendo di dover raggiungere determinati obiettivi. E tutto il rapporto di lavoro si fonda su uno scambio tra la fiducia del datore di lavoro e la responsabilità del lavoratore.

I sindacati però sottolineano anche la necessità del coinvolgimento del lavoratore nelle dinamiche aziendali. “Il For working non deve svincolare il lavoratore dall’azienda per la quale lavora”, avverte Nora Garofalo. “È una modalità molto innovativa, ma non bisogna estromettere il lavoratore dal luogo di lavoro, che è anche un luogo di aggregazione e di vita sociale”.

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