L’importanza del management culturale nella storia della Cittadella di Erbil

L’importanza del management culturale nella storia della Cittadella di Erbil

Con un’accurata operazione di management culturale, il sito culturale iracheno è risorto dalle sue ceneri, superando anni di incuria e devastazione

03/09/2021 , tempo di lettura 4 MINUTI

Valorizzare e salvaguardare il patrimonio culturale; far risorgere bellezze nascoste e abbandonate; sfruttare l’innovazione tecnologica e digitale per favorire lo sviluppo turistico e culturale di un sito; gestire gli aspetti di natura economica, finanziaria, organizzativa, giuridica e di marketing che si incontrano durante la realizzazione di un evento socio culturale. Sono solo alcuni dei compiti che un cultural manager deve portare avanti nel corso della sua carriera. Una figura che la Fondazione Scuola Beni e Attività Culturali definisce come “strategica”, ma soprattutto bisognosa di sforzi e investimenti. 

Lo sviluppo di un adeguato progetto manageriale in grado di fondere le necessità culturali a quelle economiche e gestionali è infatti fondamentale per fare in modo che il patrimonio artistico culturale di un luogo non vada perso per sempre. Una considerazione che non vale solo per Paesi come l’Italia, che sul proprio heritage ha sempre fondato la sua fortuna, ma anche per territori alle prese con difficoltà ben più grandi come guerre, terrorismo, crisi socio-economiche e arretratezza. 

Il terrorismo culturale 

Era il 2014 l’anno il cosiddetto Stato Islamico prese il controllo della città di Mosul, cominciando una campagna di devastazione e saccheggio del patrimonio culturale senza precedenti al mondo. Distruggere siti religiosi, manufatti storici, musei e santuari per l’Isis divenne una missione sia in Iraq che in Siria. Con il giusto quantitativo di dinamite si potevano spazzare via secoli di storia. Ogni esplosione veniva poi pubblicata online, nel tentativo di realizzare un’assurda campagna di comunicazione basata sulla devastazione e sulla cancellazione della memoria. 

"Non c'è dubbio che l'Isis rappresenti uno dei momenti più bui nella storia del patrimonio e della civiltà iracheni", racconta a Euronews il professor Abdullah Khorsheed Qader, direttore dell'Istituto iracheno per la conservazione delle antichità e del patrimonio. “Più di 4.000 siti archeologici e del patrimonio erano occupati nelle province di Ninive, Salahuddin, Anbar e Kirkuk”. 

La storia della Cittadella di Erbil 

Nello stesso anno in cui l’Isis cominciò a minacciare l’Iraq, la Cittadella di Erbil, capitale della regione del Kurdistan, ricevette lo status di patrimonio mondiale dell'UNESCO. Con le sue dimore in stile ottomano, tra decorazioni e stucchi che raccontano di un Oriente millenario, la Cittadella sorge in cima a una collina che nel corso dei secoli fu abitata da curdi, arabi, turkmeni, musulmani, cristiani ed ebrei. Le sue radici risalgono a 6.000 anni fa. 

Ancora prima dell’arrivo dell’Isis, ricostruisce Euronews “il sito ha dovuto affrontare una dura battaglia per la conservazione. Decenni di disordini civili, guerre e sanzioni avevano fatto sì che molti degli edifici della Cittadella fossero privi di elettricità e di adeguati sistemi di drenaggio e igiene”. Negli anni '60, le autorità locali della città arrivarono a demolire le case tradizionali per creare una strada che consentisse alle auto di attraversare direttamente la Cittadella, senza perdere tempo a circumnavigare un millenario sito culturale. 

Il timore che con l’arrivo dell’Isis la Cittadella di Erbil facesse la stessa fine di altri siti iracheni come la Moschea Al-Nouri a Mosul o Hatra (un altro sito UNESCO), spazzati via dalla dinamite, era concreto. E invece la Cittadella non solo è riuscita a sopravvivere, ma ha fatto della devastazione lasciata dal cosiddetto Stato islamico uno stimolo per risorgere dalle sue ceneri

La Cittadella oggi 

Grazie a un’accurata opera di management culturale basata sulla salvaguardia e sulla valorizzazione, oggi il sito è diventato un luogo in cui si formano professionisti della cultura. Tra sue mura che hanno resistito alle truppe mongole guidate da Hulagu, alla dittatura di Saddam Hussein e al terrorismo dell’Isis vengono insegnate le tecniche di conservazione del patrimonio culturale e le metologie di gestione dei monumenti storici. Non solo, la Cittadella di Erbil è stata inserita anche tra le mete da visitare nel mondo dal National Geographic e dal New York Times. 

"Crediamo che la Cittadella sia la base per costruire il turismo nella regione del Kurdistan", racconta il professor Qader a Euronews. “La Cittadella si sta trasformando da sito archeologico semi-trascurato in un sito turistico, simile a quello che la Turchia ha creato con il castello di Ankara”. Al suo interno sorgono oggi il Museo Tessile curdo e una casa ristrutturata di Shihab Chalabi. Intorno ad essa sono nati ristoranti, bazaar e piazze che accolgono i visitatori, danno lavoro alla popolazione locale e accoglienza a chi arriva da fuori. 

La nuova vita della Cittadella di Erbil viene citata da molti esperti della cultura come un esempio di management culturale che è riuscito non solo a salvaguardare e a valorizzare un patrimonio artistico-culturale millenario, ma anche a portare sviluppo e innovazione in un luogo circondato da macerie e devastazione. Un esempio da seguire anche per chi si trova a migliaia di chilometri di distanza e in situazioni ben più semplici. Se Erbil è riuscita a sopravvivere, c’è speranza per molti altri pezzi importanti del patrimonio artistico culturale sparsi nel mondo.

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