Come abbattere gli stereotipi di genere dalla scuola

Come abbattere gli stereotipi di genere sin da bambini

Già tra i 2 e i 3 anni si apprendono i ruoli sociali e si sedimentano gli stereotipi di genere. Ecco perché è importante proporre giochi e hobby differenti

28/05/2021 , tempo di lettura 8 minuti

Già tra i 2 e i 3 anni i bambini imparano a riconoscere i ruoli all’interno della famiglia e iniziano a capire le regole della vita sociale. Ecco perché già a partire dalla prima infanzia si possono creare i primi stereotipi di genereche avranno un impatto sul futuro di ciascuno di noi. Dagli studi sullo sviluppo dell’identità di genere, infatti, emerge che il processo di acquisizione dei ruoli – ma anche dei pregiudizi socialmente condivisi – è estremamente precoce e si sedimenta nei primi anni di asilo e della scuola.

Con l’inizio della scuola, in particolare, i bambini fanno nuove esperienze, iniziano a costruire dei legami con i pari e a partecipare alla vita sociale. Durante questo processo di crescita – come spiega InGenere – si acquisiscono inevitabilmente delle informazioni sui ruoli di genere, non solo osservando i comportamenti delle figure adulte di riferimento ma anche attraverso il gioco, la lettura, l’interazione con i mass media e i videogiochi.

Libri e testi scolastici svolgono in primis una funzione importante nello sviluppo culturale dei bambini. Storie in cui emergono protagonisti maschili coinvolti in attività avventurose e figure femminili assenti, di secondo piano o dedite solo alla cura, non fanno che perpetrare alcuni stereotipi. Lo stesso effetto è quello dei giochi che vengono loro proposti: le classiche costruzioni per i maschi e le bambole per le femmine assegnano a uomini e donne ruoli e hobby che possono influenzare e modellare l’idea dei ruoli sociali sin dalla prima infanzia


Bias di genere

Come spiega Melissa Hogenboom sulla Bbc, il modo in cui i bambini giocano è una parte estremamente importante dello sviluppo. È così che i piccoli sviluppano le prime abilità e interessi. Le costruzioni incoraggiano l’aspetto creativo e di ingegno, mentre le bambole sottolineano l’attitudine alla cura.

“Quando dai solo un tipo di giocattoli a metà della popolazione, significa che solo metà della popolazione svilupperà un certo insieme di abilità o di interessi”, dice Christia Brown, docente di psicologia all’Università del Kentucky.

I bambini sono come piccoli investigatori, che cercano di capire a quale categoria appartengono, imparando costantemente da chi li circonda. Non appena capiscono in quale genere si adattano, graviteranno naturalmente verso le categorie che sono state loro imposte dalla nascita. Ecco perché dall’età di circa due anni, le ragazze tendono a orientarsi maggiormente verso le cose di colore rosa mentre i ragazzi le evitano.


Non sorprende quindi che i bambini imparino a identificarsi con il loro genere già in età prescolare, soprattutto perché i genitori e gli amici tendono a dare loro giocattoli associati al loro genere, influenzando così il loro comportamento. In realtà, anche il modo in cui viene presentato un giocattolo può cambiare l’interesse di un bambino: è stato scoperto ad esempio che le ragazze sono più interessate ai giocattoli tipicamente maschili quando sono rosa


Tutto questo però ha delle conseguenze. Se diamo solo bambole o set di bellezza alle ragazze e non ai ragazzi, le prepariamo ad associarsi a questi interessi per il resto della loro vita. Parallelamente, i ragazzi vengono spinti ad apprezzare attività più attive con attrezzi e macchine giocattolo. Eppure ai ragazzi piace giocare anche con bambole e passeggini, ma di solito non li compriamo per loro. “Anche i maschi nei primi anni di vita nutrono e si prendono cura dei bambolotti. Ma insegniamo loro molto presto che questa è solo un’“abilità femminile” e diciamo ai loro di non farlo”, dice Brown.


Ma se fin dall’infanzia i ragazzi sono scoraggiati dal giocare con i giocattoli definiti come femminili, allora potrebbero non sviluppare un set di abilità di cui potrebbero aver bisogno più tardi nella vita. Se sono scoraggiati dai loro coetanei dal giocare con le bambole, mentre allo stesso tempo vedono la madre fare la maggior parte del lavoro nella cura dei fratelli, cosa dovrebbero apprendere? Se l’“essenzialismo biologico” attribuisce una base innata a un comportamento, quando si approfondisce un po’ viene fuori invece che è altamente probabile che venga invece appreso dal contesto culturale – scrive Hogenboom.


Le conseguenze

Non solo. I maschi vengono comunemente visti come il sesso dominante e potente, il che significa che i genitori, apertamente o meno, scoraggeranno i ragazzi dal gradire le cose femminili. 


I bambini sono estremamente sensibili ai segnali sociali che li circondano. Gli adulti, così come i coetanei, li condizionano e si aspettano da loro determinati comportamenti, creando una separazione di genere sin dai primi anni, con conseguenze a lungo termine. Ad esempio, quando le ragazze entrano per la prima volta nella scuola materna, il divario di genere in matematica non esiste, ma poi inizia ad ampliarsi quando entrano in gioco l’insegnante e le aspettative di sé.

Se a ragazze e ragazzi vengono presentati diversi tipi di hobby, ne seguono anche cambiamenti cerebraliCome spiega la neuroscienziata Gina Rippon, della Aston University, il fatto che viviamo in un mondo di genere crea esso stesso un “cervello di genere». Crea cioè una cultura di ragazzi che si sentono condizionati a comportarsi in tratti più tipicamente maschili e iniziamo ad accettare miti come quello secondo cui i ragazzi sono più bravi in ​​scienze e le ragazze in letteratura. Con il mito conseguente dei lavori più “adatti” agli uomini e quelli più “adatti” alle donne, che provoca la segregazione occupazionale femminile in molti Paesi (Italia compresa). 

Questo divario infatti continua poi da adulti. Le donne hanno dimostrato di sottovalutare le loro capacità quando viene chiesto loro il voto ottenuto nei compiti di matematica a scuola, mentre gli uomini sovrastimano i loro punteggi. E le donne fanno anche peggio durante un test se prima viene detto loro che il loro sesso in genere peggiora. Ovviamente, tutto questo influenza le scelte a scuola, all’università e nella carriera.


In realtà, il cervello umano non può essere categorizzato in cervello maschile e cervello femminile. In uno studio che analizza 1.400 scansioni cerebrali, la neuroscienziata Daphna Joel e colleghi hanno trovato “un’ampia sovrapposizione tra femmine e maschi per tutta la materia grigia, la materia bianca e le connessioni valutate”. Cioè, nel complesso siamo più simili gli uni agli altri che diversi. 


Se non riusciamo a capire che uomini e donne sono più simili dalla nascita di quanto siano diversi e se trattiamo i nostri figli di conseguenza, il nostro mondo continuerà a essere un mondo di genere. Annullare questi presupposti non è facile. Ma forse tutti possiamo pensarci due volte prima di dire a un bambino quanto è coraggioso e a una bambina quanto è gentile, carina o perfetta.



Cosa fare?

Quando i nostri figli iniziano inevitabilmente a sottolineare le divisioni di genere, possiamo aiutarli rivedendo gli stereotipi - dice Melissa Hogenboom. Ad esempio, si può spiegare che le ragazze possono giocare a calcio e che anche i ragazzi possono avere i capelli lunghi. Possiamo anche incoraggiare l’uso di giocattoli indipendentemente dal sesso a cui sono destinati, usando la creatività. Così come i libri o gli hobby proposti. Dobbiamo offrire loro quante più opportunità possibili “perché abbiano esperienze che vadano contro questa sorta di valanga di giochi di genere”, afferma Megan Maas, psicologa della Michigan State University. 


E, come dimostrano gli studi, non è mai troppo presto. Nell’era del movimento Black Lives Matter e del MeToo, negli Usa stanno nascendo infatti corsi indirizzati ai più piccoli con l’intento di educarli all’equità e alla giustizia sociale sin dalla tenera età. “Insegnare ai bambini ad avere una mentalità equa e lottare per la giustizia dà loro un’abilità cruciale che li aiuterà per tutta la vita”, spiega al Washington Post Nicole Stamp, autrice e conduttrice televisiva per bambini che ha co-fondato la ByUs box, una scatola di giocattoli, libri e programmi che mira a smantellare i pregiudizi per i bambini sin dai 2 anni.

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