I have a dream: fare la storia con la retorica

I have a dream: fare la storia con la retorica

Nel corso della storia sono stati pronunciati discorsi che hanno cambiato il mondo, sono rimasti memorabili e continuano a essere studiati, citati e ripetuti.

06/09/2023 , tempo di lettura 3 minuti

Sono passati 60 anni dal celebre discorso pronunciato dal reverendo Martin Luther King Jr. in chiusura alla marcia per i diritti civili del 1963 davanti al Lincoln Memorial di Washington. 

L’abolizione della schiavitù – condizione che, nella costruzione delle fondamenta degli Stati Uniti, aveva alimentato soprusi e violenze incontrollate – aveva lasciato pressoché invariato il clima di razzismo, discriminazione, pregiudizi e segregazione razziale. Negli anni ’60 il governo Kennedy aveva mostrato una volontà tentennante e solo simbolica di migliorare la condizione delle persone afroamericane, ancora discriminate dalle leggi di Jim Crow. Alla marcia di Washington, cent’anni dopo l’abolizione della schiavitù, si radunarono pacificamente più di 200mila persone in nome dei diritti civili, di un salario minimo e della fine della segregazione razziale: fu in questo contesto che Martin Luther King pronunciò il discorso che da subito divenne simbolo universale di lotta contro il razzismo, indelebile dichiarazione di pace e unione fra persone, nel sogno di un’America unita e libera.


Preparare un discorso usando le tecniche della retorica

Ancora oggi “I have a dream” rimane uno dei discorsi più analizzati, studiati e citati di sempre, grazie all’efficacia retorica del testo che continua a veicolare un messaggio di pace, speranza e lotta contro le discriminazioni. Proprio in virtù della sua spiccata abilità oratoria – abituato nel quotidiano a tenere sermoni e parlare in pubblico in quanto promotore della resistenza non violenta e attivista – e avendo fatto esperienza diretta di ciò che significava essere una persona nera, King era consapevole di dover preparare in anticipo ciò che avrebbe detto alla marcia del 28 agosto. Ogni discorso ben fatto è frutto di un lavoro pregresso che porta a scegliere con attenzione parole e argomenti, soppesando tempistiche e ordine: ciò non significa esporre a memoria un testo, ma averne una traccia. E così fece King, che seguì fedelmente solamente i primi sette paragrafi del suo discorso scritto, per poi improvvisare e continuare a braccio, focalizzandosi sul concetto del sogno incitato dalla cantante Mahalia Jackson che, in mezzo alla folla, gli urlò più volte “Parla del sogno!”. Un aneddoto che ci ricorda che durante un discorso serve soprattutto mantenere una connessione emotiva con il proprio pubblico, in quanto non si sta parlando da solə ma per qualcun’altrə: pertanto è importante lasciare spazio a bisogni e domande che possono emergere, integrandole con ciò che si ha da dire.

Il discorso di King si apre con un riferimento ad Abram Lincoln: «un grande americano, alla cui ombra ci troviamo oggi, firmò il Proclama sull’Emancipazione» nel 1863, ponendo fine alla schiavitù; continua poi facendo uso di diverse figure retoriche, come antitesi, parallelismi e anafore. Proprio queste ultime, che consistono nella ripetizione di alcune parole (“I have a dream” è pronunciato per otto volte), insieme alle pause, lo aiutarono a dare ritmo e a rafforzare il suo speech. Scrivere in anticipo ciò che si andrà a comunicare serve a strutturare meglio il proprio discorso e rendere più efficace la consegna di un messaggio: l’obiettivo primario della retorica è infatti quello di ottenere risultati precisi, come ad esempio stimolare la riflessione o cambiare il pensiero e le azioni del proprio pubblico, come fecero ad esempio anche la femminista Gloria Steinem nel 1971 con il suo “Messaggio alle donne d’America” o Harvey Milk – primo politico apertamente omosessuale nella storia degli Stati Uniti – nel 1977 con il discorso passato alla storia come “Hope speech”. 


Lasciare un segno sul proprio pubblico per cambiare la società 

L’enorme risonanza provocata dalla marcia pacifica per i diritti civili consentì di giungere nel 1964 all’emanazione del Civil Rights Act, che rese illegali la segregazione razziale e le discriminazioni negli Stati Uniti, segnando un punto di svolta da cui non si poté più retrocedere. 

I messaggi veicolati da un discorso ben strutturato hanno il potere di segnare il presente e il futuro di intere generazioni e consegnare ai posteri i germogli di una società in cambiamento, dando forza a chi resiste per continuare le proprie battaglie. Così è stato grazie anche alle parole di Martin Luther King, di Harvey Milk, di Gloria Steinem e di altrə che hanno usato le proprie abilità oratorie in difesa delle persone e dei loro diritti. 


Nel corso avanzato di Public speaking, Flavia Trupia ci porterà a scoprire le regole dell'arte della retorica, per acquisire le conoscenze e le abilità necessarie per scrivere e pronunciare discorsi persuasivi ed efficaci.


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