Il sound design: l’arte della progettazione audio. Intervista a Stefano Tumiati

Il sound design: l’arte della progettazione audio. Intervista a Stefano Tumiati

Chi è e cosa fa il sound designer? È un professionista del suono che si occupa di curare, nel minimo dettaglio, la parte audio di podcast e tanti altri prodotti (o progetti) audiovisivi.

06/05/2024 , tempo di lettura 3 minuti

Come sarebbero i podcast o i film senza audio? Ascolteremmo con lo stesso piacere le storie raccontate dai nostri podcaster preferiti senza jingles né altri effetti sonori ad accompagnare? Probabilmente no.

Non basta poi che sia presente il suono: questo, infatti, deve essere studiato e progettato con cura da un buon sound designer, figura professionale che – grazie a competenze tecniche e artistiche – si occupa della progettazione audio di podcast e tanti altri prodotti audiovisivi. A rispondere a tutte le nostre domande e curiosità sull’arte del sound design ci ha pensato Stefano Tumiati, fonico e sound designer che in ambito podcast collabora con Il Post, Factanza Media e in passato con Chora Media, e che sarà anche il docente che ci accompagnerà durante il corso online di editing e sound design per podcast.


Come hai iniziato il tuo percorso nel campo del sound design e come è arrivato il momento di svolta?

Fin da piccolo ho sempre suonato diversi strumenti come pianoforte, chitarra, batteria e ascoltato musica di vari generi musicali. Ho poi studiato nell’accademia dove ora insegno, la NAM di Milano. 

La mia carriera nel settore radiofonico è iniziata in regia audio e video, dove ho imparato a essere più multitasking e a gestire bene le tempistiche musicali. Da lì ho cominciato a lavorare come freelance in vari settori audio, ad esempio agli eventi e sfilate, e nella ripresa audio per i video. Nella primavera del 2020, ho iniziato a lavorare nelle prime produzioni podcast e il primo di rilievo è stato “8:46” con Paolo Colombo per Chora Media. 

Il momento di svolta però è arrivato nel febbraio del 2022, quando è cominciata la mia collaborazione con Il Post e da subito ho lavorato alla puntata pilota di “Indagini” di Stefano Nazzi. Da lì ho seguito più di 50 produzioni podcast e adattato alcune di esse a spettacoli teatrali.

Facciamo un passo indietro. Che cosa fa, spiegato bene, un sound designer?

Il sound designer, come un sarto, si occupa di cucire e ricamare bene il vestito della produzione audio di podcast, serie TV e film. È un lavoro che a mio avviso richiede sicuramente una sensibilità artistica, il continuo ascolto di nuove produzioni (anche di media differenti dal podcast) e una buona conoscenza tecnica dell’audio

Non sempre si ha carta bianca sulla sonorizzazione: per questo, per essere un buon sound designer, è importante saper rispettare le indicazioni del cliente e seguire la linea editoriale scelta. 

Il rischio di risultare banali e didascalici è molto alto: per creare un sound design originale e che si differenzi dal resto servono tempo, prove e anche momenti di confronto con il team di produzione. In alcuni casi è anche richiesta la composizione di una colonna sonora originale.

Lo osserviamo nei film, nei podcast e in qualunque prodotto audiovisivo: la parte di contenuto è fondamentale, ma è il suono poi a fare la differenza. Quali sono gli elementi da tenere a mente quando si progetta la parte audio di un prodotto audio o audiovisivo?

La scrittura è un punto di partenza fondamentale. Non è scontato saper scrivere per i podcast – o per i video. In audio non bisogna fare cambi di scenari troppo repentini perché la percezione non è veloce come nel linguaggio video e bisogna perciò dare il tempo all’ascoltatore di assorbire ciò che sente ma non vede. Poi, sicuramente, serve tenere a mente la durata delle puntate e altri due punti essenziali che, purtroppo, determinano sempre la qualità di una produzione e del sound design: i tempi e il budget.

Quali possibilità vedi oggi nel mondo podcast e audio? E quali prospettive future?

In generale nel mondo dell’audio se uno sa come muoversi, è intraprendente e lavora bene, può trovare molte possibilità: audio per eventi live, concerti, sfilate, congressi, fonico per riprese video, in televisione, in radio, spot televisivi, audiolibri e, infine, nel più giovane settore del podcasting. Le prospettive future secondo me sono interessanti perché l’audio è presente un po’ in tutti i media tradizionali e social, con una differenza sostanziale: da solo può esistere come podcast, audiolibro e via dicendo. Il formato video, al contrario, non riesce a funzionare senza il suono. A meno che non si voglia fare un film muto…

4 consigli per chi vuole intraprendere questo percorso.

  • Avere una buona base tecnica a livello software, editing e plugin;
  • Ascoltare altri podcast, guardare film, serie TV e ascoltare musica;
  • Conoscere e saper suonare almeno uno strumento, studiare la teoria musicale e acquisire così il senso del ritmo;
  • Essere professionali, precisi, affidabili e, se possibile, veloci nel rispondere e nella lavorazione.


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