La tecnologia che fa crescere: intervista a Giada De Rosa

La tecnologia che fa crescere: intervista a Giada De Rosa

Tecnologia è femmina, molto più di quanto si creda. Abbiamo intervistato Giada De Rosa, coordinatrice didattica di FuturMakers, la realtà di Synesthesia che si occupa di avvicinare i più giovani alle materie STEM.

16/11/2022 , tempo di lettura 5 minuti

Per chi è davvero la tecnologia? Ne abbiamo parlato con Giada De Rosa, pedagogista con la passione per l’educazione con e alle nuove tecnologie, che dal 2021 mi occupo del coordinamento didattico di corsi di tecnologia per l’avvicinamento al mondo STEM delle persone giovanissime per FuturMakers e GirlsTech. 

Proprio con FuturMakers abbiamo creato il corso breve "Come si crea un videogioco", pensato per chi è più giovane e ha poca o nessuna esperienza con la progettazione di videogame ma non vede l'ora di iniziare.


Intervista a Giada De Rosa

Vieni dal campo umanistico, hai studiato pedagogia e oggi progetti corsi e laboratori di tecnologia per i più giovani: quando è scoccata la scintilla con il mondo tech?

La scintilla con il mondo tech è scoccata proprio grazie al mio percorso di studi che mi ha permesso di conoscere il binomio tra pedagogia e tecnologia. Non si sente parlare molto di questi elementi insieme perché spesso richiamano vecchi pregiudizi che per anni hanno disincentivato le sinergie tra le scienze più tecnologiche e le scienze umanistiche. Il mio profilo professionale può invece incentivare a cambiare il punto di vista e a ribaltare gli stereotipi perché io credo che umano e tecnologico stiano bene insieme e siano in grado di rispondere alle sfide sempre più complesse del futuro.


L'obiettivo di FuturMakers è avvicinare alle materie STEM persone giovanissime e, soprattutto, in modo attivo e costruttivo, al contrario della fruizione passiva a cui siamo abituati, e forse sottoposti, ogni giorno. Nella tua e vostra esperienza, quali sono gli aspetti della gamification e dell'e Game-based learning che vengono più sottovalutati, magari proprio da genitori e insegnanti?

Giocare piace a tutti ed è parte integrante della natura umana oltre che un’attività divertente, coinvolgente e creativa. Tuttavia al gioco sono accostati pregiudizi che dominano ancora il mondo scolastico e in generale dei genitori i quali secondo me sottovalutano la possibilità del gioco di essere un motore per l’apprendimento e con cui aiuta ad acquisire competenze disciplinari, sociali ed emotive. Il progetto FuturMakers si basa proprio su questo pensiero: i nostri corsi di tecnologia mettono insieme l’apprendimento verso le competenze digitali più richieste, come pensiero computazionale e probelm solving, programmazione e coding, con una parte di gamification che favorisce engagement e divertimento.


Qual è una qualità, una caratteristica o uno strumento che nessuno si aspetterebbe ma che è indispensabile nel tuo lavoro?

Nel mio lavoro è molto importante la curiosità. Per me questa costituisce il motore che porta ogni giorno a spingermi a trovare nuove idee, nuovi progetti e nuove possibilità che aprano a nuovi scenari sempre più stimolanti. FuturMakers attraverso percorsi innovativi vuole avvicinare le nuove generazioni al mondo del digitale in maniera attiva e costruttiva e non come fruitori passivi, rendendoli protagonisti del loro fare e aprendo così le porte sempre a nuove conoscenze e possibilità.


Sei donna, giovanissima e lavori in un campo che non è solo dominato dagli uomini, ma che è percepito come prettamente maschile anche dall'esterno, soprattutto da chi ne ha una conoscenza parziale. Qual è stata la tua esperienza, quali sono i cambiamenti che vedi in atto e cosa possiamo fare per sensibilizzare il gender gap nel mondo tech?

Con FuturMakers, ho preso parte a un’esperienza bellissima che mi ha permesso di farmi strada nel mondo STEM e che vuole contribuire a cambiare il punto di vista e a ribaltare gli stereotipi perché crede che donna e tecnologia stiano bene insieme. Oltre a FuturMakers, portiamo avanti un altro bellissimo progetto di che nasce per ridurre il cosiddetto “gender gap” e sostenere le giovani donne nel raggiungere la piena parità nella carriera professionale, combattendo in particolare gli stereotipi e i pregiudizi che frenano l’accesso delle donne agli studi scientifici.

Purtroppo il divario in Italia è ancora molto sentito, ed è per questo che bisogna promuovere iniziative per spronare bambine e ragazze ad avvicinarsi al mondo STEM senza la paura di non sentirsi adatte e spingerle a proseguire i propri sogni per realizzare a pieno il proprio potenziale.



Grazie a Giada De Rosa, a FuturMakers e a Synesthesia. 

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