Lavorare per la cultura

Lavorare per la cultura

La cultura oggi allarga i propri confini alla tecnologia, e le sue competenze diventano essenziali anche in settori economici non strettamente culturali, superando la dicotomia tra scienze tecniche e umanistiche.

09/06/2023 , tempo di lettura 5 minuti

Il contesto culturale sta vivendo una fase di profondo cambiamento, notevolmente accelerato dalla pandemia che, come ogni crisi, da un lato ha fatto emergere limiti e criticità dei modelli precedenti, dall’altro ha aperto nuovi spazi per immaginare soluzioni trasformative del mercato culturale. Nuovi modelli al servizio degli obiettivi di sempre: realizzare una cultura a disposizione di tuttə, sostenibile economicamente e in grado di generare un impatto reale sulle persone e le comunità. Per farlo diventa necessario coordinare e valorizzare mercato, pubblici e contenuti, sviluppando al contempo competenze umanistiche, gestionali, economiche e tecnologiche. 


Con la cultura non si mangia? Il peso della cultura sul mercato 

La retorica del “con la cultura non si mangia” è smentita dai dati. Dopo lo stop e il declino causato dall’emergenza COVID, il mercato è in ripresa e la cultura in Italia pesa quasi il 6% sull’economia nazionale nel suo complesso. Dall’ultimo rapporto Io sono cultura 2022 di Fondazione Symbola emerge che il settore culturale e creativo oggi dà lavoro a quasi un milione e mezzo di persone, generando una ricchezza di 88,6 miliardi di euro l’anno, di cui 48,6 miliardi prodotti dai settori creativi e culturali e 40 miliardi da professionistə attivə in settori “creative driven” (ossia non culturali in senso stretto). Le competenze culturali e creative oltre ad interessare i settori “core” della cultura - editoria e stampa, musica, performing arts e arti visive, architettura e design, tutela del patrimonio storico e artistico, comunicazione, videogiochi - sono sempre più centrali, e quindi trasversali, anche in altri settori economici.  

A rafforzare lo stereotipo del “con la cultura non si mangia” c’è poi la convinzione che fare cultura sia sinonimo di avere tempo libero, quando non proprio da perdere, il cui impatto è fine a sé stesso. Un’attività riservata a chi possiede quel giusto mix di doti, talento, passione e tempo: qualcosa per pochə, insomma, e una velleità per tuttə lə altrə. In realtà, lavorare con e per la cultura significa saper usare una serie di competenze creative e comunicative che vanno ben oltre il settore culturale in senso stretto, e sono utili e fondamentali in qualsiasi settore economico. 

In Feltrinelli Education cerchiamo di spiegare che talento e passione da soli non bastano e che in tutti i settori dell’economia culturale è sempre più importante integrare quelle che tradizionalmente sono considerate conoscenze umanistiche con competenze di tipo gestionale e manageriale, dalla pianificazione economica al project management. Con la cultura si può mangiare e si può soprattutto generare un impatto economico e sociale, su persone e territori: vale a dire il nuovo paradigma dell’economia non solo in ambito culturale ma in ogni settore.

Cultura e tecnologia: un rapporto di dialogo e contaminazione

Per molto tempo, il settore culturale e creativo è stato restio all’innovazione. Soprattutto le nuove generazioni, invece, concepiscono il rapporto fra cultura e tecnologia come un’opportunità per reinventarsi, grazie anche ad un approccio diverso dei percorsi formativi. Mettere in dialogo materie umanistiche e scientifiche diventa così una risorsa, superando una dicotomia che ha segnato a lungo la cultura italiana.

È il caso ad esempio del narrative design, il mestiere di chi si occupa di costruire delle storie che funzionino in modo interattivo, che sono lo scheletro di un racconto videoludico. Un mestiere in cui è fondamentale che persone con conoscenze più umanistiche siano in grado di comunicare con chi ha competenze tecniche, come lə programmatorə. 

Se fino a tre anni fa organizzare un festival completamente online sembrava impensabile, oggi, a pandemia superata, dare vita ad eventi ibridi capaci di parlare sia al web che ad un uditorio più tradizionale è diventato necessario, se non scontato, nella progettazione culturale. Così le tecnologie intercettano i bisogni di oggi e modellano il mutamento del domani. La cultura a sua volta, mai statica, conserva conoscenze antiche e competenze assodate mentre al tempo stesso si appropria dei linguaggi del digitale. La tecnologia non spoglia la cultura delle sue caratteristiche e dei suoi significati, ma le conferisce nuove potenzialità, perché è dalla multidisciplinarità e dall’incontro che si creano le commistioni più suggestive, generando trasformazione ed evoluzione.

ChatGPT ha ampliato il dibattito intorno all’automatizzazione del lavoro, che non riguarda più solo mansioni ripetitive e di “fatica”, ma contamina professioni che abbiamo considerato fino ad oggi intoccabili, come i lavori creativi.  Eppure, un software di intelligenza artificiale non è in grado di sostituire lo human touch, perché incapace di provare emozioni e di elaborare un pensiero critico. Il fatto che ChatGPT riesca a scrivere testi complessi, non significa che questi abbiano una qualche valenza artistica, al contrario diventa ancor più fondamentale avere delle persone capaci di guidarne le risposte e utilizzarlo non come una sostituzione ma come uno strumento a servizio della creatività.

Tutto quello che si muove tra tecnologia e cultura, in definitiva, porta a far cadere la dicotomia tra scientifico e classico - resa canonica già a partire dal liceo - mentre sempre di più è fondamentale che queste competenze non solo si parlino ma che si integrino, perché il rapporto con la tecnologia non è di competizione ma di dialogo e arricchimento reciproco.


Generazioni a confronto sul tema della formazione: l’esperienza di Feltrinelli Education

Nell’ecosistema di Feltrinelli Education chi partecipa ai corsi di formazione lo fa principalmente per due motivi: per affinare competenze utili a lavorare nel mondo della cultura o, più semplicemente, per coltivare i propri interessi. Ai nostri corsi, pensati per offrire competenze che tengono conto delle esigenze più diverse, partecipano persone che ricoprono ogni professione, dallə impiegatə all’imprenditorə, dallə studentə allə docenti. La gran parte dellə iscrittə sono under 35 e, forse per un approccio diverso verso il mondo del lavoro che incoraggia una maggiore consapevolezza verso la formazione, sono solitamente mossə dalla prima motivazione – pur considerando la seconda essenziale. Vi sono poi diverse persone, anche più avanti nella carriera, che invece vedono i nostri corsi come un’opportunità per fermarsi e guardarsi indietro, per capire se il lavoro che stanno facendo le renda effettivamente soddisfatte. In questo caso, fare un corso formativo può significare dare davvero una svolta alla propria vita e acquisire le competenze e, perché no, la motivazione per cambiare percorso. Caso virtuoso è rappresentato dalla prima edizione del nostro Executive Program in Cultural Management, il percorso che progettiamo con il POLIMI Graduate School of Management con l'obiettivo di "innestare nella Cultura la gestione dell’innovazione e il digitale, senza dimenticare l’importanza di valorizzare la creatività per farla diventare opportunità di un umanesimo digitale", nelle parole del nostro Direttore scientifico Massimiliano Tarantino. Grazie a questo mix unico nel panorama italiano, a fine percorso tuttə lə partecipanti sono riuscitə a mettere a frutto quanto appreso trovando un nuovo lavoro in ambito culturale o, se già nel settore, a crescere o rafforzare la propria posizione. 

Che sia un punto di partenza o di svolta, uno dei tratti che accomuna tuttə lə partecipanti dei nostri corsi è l’idea che la formazione, così come la cultura, rappresenti uno spazio di socializzazione e di confronto, che normalmente è difficile da trovare ma è essenziale non solo come professionistə ma come persone. Oltre un’opportunità per lo sviluppo di competenze, quello che si cerca è dunque un senso di comunità con qualcunə con cui poter mettere in dialogo passioni, interessi e sensibilità comuni. 


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