Un tuffo nel mare dentro di sé

Un tuffo nel mare dentro di sé

Allenare l’attenzione al nostro mondo interiore è prendere un appuntamento con se stessi. La consapevolezza di pensieri ed emozioni consente la crescita personale

Olga Chiaia
Olga Chiaia
07/01/2021 , tempo di lettura 3 MINUTI

Facciamo una nuotata nel nostro mare interiore? Se chiudiamo gli occhi, e ogni altro accesso sensoriale, resta una sensazione di buio e silenzio, come se ci fosse un mare interno, ampio e misterioso. Immergiamoci sotto le onde, le correnti, i pensieri. In profondità l’oceano non fa più paura, c’è sempre calma e pace. 

Si usano molte metafore, quando si parla della mente. È il linguaggio dell’emisfero destro, delle religioni e dei miti. Aiuta a capire e a sentire, tramite immagini. Ma le recenti ricerche hanno provveduto a spiegazioni scientifiche a sostegno delle intuizioni della saggezza antica dei monaci di tradizioni anche lontane fra loro, che meditavano, secoli fa.

Riordinare la nostra mente

Ecco un’altra metafora: immaginiamo di entrare nel nostro mondo interno, e mettere ordine, fare spazio, come fosse una stanza da rendere accogliente. Cambiamo aria, facciamo luce, cacciamo via i mostri nascosti sotto al letto, gli scheletri dagli armadi. Apriamo anche la cantina, ogni porta, e lasciamo che un sacro silenzio ci permetta di ascoltare davvero ogni nota della nostra musica. 

Tutti siamo in grado di farlo, ma spesso non apprendiamo il modo e forse nemmeno l’importanza di questa pratica, essenziale, di manutenzione e di miglioramento. Esperienze precoci di sintonia e attaccamento sicuro facilitano lo sviluppo di una buona capacità di reset interiore, mentre un rapporto ansiogeno con un genitore distratto o non sincronizzato rende poco percorribile l’abitudine alla consapevolezza interna. Che è come una lente cristallina, aperta e obiettiva, sul nostro vissuto fatto di pensieri, sensazioni, emozioni, e su quello degli altri. Se la lente distorce la percezione, o offre una visuale discontinua e ridotta, finiamo col venire sopraffatti dal nostro mondo interno che ci appare pericoloso, oppure incomprensibile e a volte ingestibile. 

Distrazioni 

E finiamo con l’evitarlo, nei mille modi che conosciamo. Quali sono i vostri abituali? I preferiti di solito sono la distrazione costante, anche con nobili intenti, come il superlavoro, l’attività fisica, o il cellulare sempre in mano, la tv. Ma c’è anche l’evitamento tramite l’effimero piacere del cibo, del bere, dello shopping, e dei pensieri che accompagnano queste droghe legali. Il problema è che evitare il contatto con il proprio sé interiore rende sempre più difficile farlo, e quindi anche spiacevole l’improvviso incontro col silenzio e con la solitudine, che prima o poi accade di fare. 

Focalizzare l'attenzione

Possiamo prendere un appuntamento con noi stessi, e apprendere come migliorare il contatto, affinché possiamo accogliere, comprendere e modificare il nostro stesso cervello, a qualsiasi età. La bacchetta magica è l’attenzione. Focalizzare l’attenzione è come dirigere un raggio laser su un oggetto. Sappiamo farlo: ad esempio proviamo a spostare la nostra attenzione sul piede destro. Analogamente, possiamo farlo su un pensiero, e infine sul raggio laser stesso. Esplorare l’essenza soggettiva di chi noi siamo è la chiave per migliorare la nostra relazione con noi stessi e con gli altri. L’attenzione consapevole al proprio mondo interno permette il crearsi di nuovi circuiti sinaptici, di inediti percorsi neuronali, di più armonici collegamenti mentali, più coerenti, più ricchi. 

L’affidamento inconsapevole al pilota automatico, al contrario, indebolisce la connessione con la corteccia prefrontale, definita suggestivamente come quarto cervello, o cervello delfino, deputato al controllo degli impulsi e al potere personale. 

Cervelli “accesi”

La plasticità neuronale, cioè la modifica del numero delle cellule nervose e delle connessioni sinaptiche è possibile a tutte le età. A promuoverla sono essenzialmente l’attivazione emotiva, la novità, l’esercizio aerobico, e naturalmente l’attenzione focalizzata. 

In inglese si usa il verbo "to fire": accendere, fiammeggiare, per indicare la vitalità degli impulsi biochimici ed elettrici della mente che si plasma e si ricrea fuori dai suoi modi default. L’arte di accendere la propria luce, di fiammeggiare, si coltiva allenando un’attenzione aperta, accogliente, amorevole; è una funzione e una misura di manutenzione di fondamentale importanza. Apprendere come praticarla aiuta ad aprire i filtri e lasciar entrare complessità, storie, sorprese, imprevisti.

La consapevolezza di pensieri ed emozioni ci consente una scelta e una crescita personale. Allenare l’attenzione è il primo passo per imparare a seguire la luce della nostra personale cometa.


Ringraziamo Olga Chiaia per il contributo.

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