Come spiegare la sigla LGBTQIA+ in classe?

Cosa significa LGBTQIA+? Per una didattica della complessità

Della sigla LGBTQIA+ si sente sempre più parlare, e ormai le esperienze delle tante comunità che la compongono trovano crescente rappresentazione nei prodotti culturali. Eppure, i dati dicono che intolleranza e violenza omo-bi-transfobica sono in aumento. Spiegare la sigla, allora, può essere un buon punto di partenza per educare alla complessità e alla valorizzazione dell'unicità e della libertà.

05/04/2023 , tempo di lettura 3 minuti

Secondo l’Osservatorio dei Diritti, il 2022 è stato l’anno peggiore per le persone trans, vittime di violenza fisica e verbale. La verità è che ogni anno i casi di violenza ai danni delle persone trans aumentano: già nel 2021 erano state uccise 375 persone trans in tutto il mondo, per il solo fatto di essere trans, con un incremento del 7% rispetto all’anno precedente. Questi dati, da soli, bastano a spiegare perché è così importante parlare di questioni legate all’identità di genere e all’orientamento sessuale nelle scuole. Si tratta di una vera e propria emergenza, e si può iniziare proprio spiegando il significato di quella sigla che molte persone ritengono troppo lunga, ma che in realtà racchiude la storia e la dignità di tante persone che, per sopravvivere, hanno costituito una comunità: LGBTQIA+.

Identità di genere, espressione di genere, orientamento sessuale 

Prima di tutto, bisogna chiarire la differenza tra queste categorie. Una differenza intuitiva e probabilmente chiara allə ragazzə già in età precoce, grazie ai social e alla grande apertura su questi temi da parte di attori cruciali nella definizione dell’immaginario collettivo come Netflix. Eppure, per chi si assume un ruolo educativo è fondamentale presidiare questi temi, per legittimarli e per garantire allə ragazzə i migliori strumenti per approfondire e assimilare i concetti. Ecco dunque un nostro rapido vademecum per affrontare l’argomento in modo corretto. 


Identità di genere: è il genere di appartenenza della persona, a prescindere da quello assegnato alla nascita che viene definito a partire dall’osservazione degli organi genitali. Una persona è del genere a cui dichiara di appartenere, that’s it. L’unico modo per rispettare la persona è accettare questa dichiarazione, senza questionare. E mai, mai supporre il genere di una persona dal suo aspetto. Nel dubbio, è importante chiedere alla persona quale pronomi voglia utilizzare, così da non fare quella cosa antipatica chiamata “misgendering”. 

Espressione di genere: cioè l’aspetto della persona in rapporto al modo in cui ci aspettiamo che un genere venga esteriorizzato. La nostra cultura ci ha fatto interiorizzare una certa immagine di come dovrebbe apparire un uomo e di come dovrebbe apparire una donna. L’espressione di genere è il rapporto tra l’aspetto di una persona e queste immagini stereotipate. Ed è slegato dall’identità: una donna trans potrebbe conservare comunque un aspetto “maschile”: perché ancora non ha trovato uno stile che la faccia sentire a suo agio, perché vive in un contesto in cui sarebbe poco sicuro mostrare la propria femminilità, o semplicemente perché le va. Resta comunque una donna, a prescindere da come appare. 

Orientamento sessuale: ovvero l'attrazione emotiva, affettiva ed erotica che proviamo nei confronti delle persone del genere opposto, del proprio stesso genere, o di entrambi. 

Cosa significa LGBTQIA+?

Fatte queste distinzioni, possiamo spiegare la celebre sigla.
L: lesbiche, ovvero le donne attratte da altre donne.
G: gay, ovvero gli uomini attratti da altri uomini. 
B: bisessuali, ovvero le persone attratte da ambo i generi. 
T: Trans, ovvero le persone che si identificano nel genere opposto a quello assegnato alla nascita, diversamente da chi ci si identifica (definito cis-gender). Importante: per parlare di e con una persona trans, si usa sempre il genere in cui la persona si identifica, mai quello assegnato alla nascita. Alcune persone non si identificano esattamente con nessuno dei due generi, oppure con entrambi: sono le persone non-binarie. 
Q: queer. Un tempo usato come insulto per definire gli strambi, questo termine è stato rivendicato e ora indica (in senso stretto) le persone che fanno un’esperienza fluida dei generi (come le persone non-binarie, queer-gender, gender-fluid), oppure (in senso ampio) tutte le persone di questa sigla.
I: intersex. Le persone intersessuali nascono con caratteri sessuali primari e secondari che non consentono una netta assegnazione del genere alla nascita. Sono la prova provata che il sesso biologico non esiste, e che il genere è assegnato per semplice osservazione. 
A: asessuali, cioè le persone che non provano attrazione verso alcun genere. Talvolta le persone asessuali non hanno alcuna forma di libido, altre volte hanno una libido verso singole persone o singole pratiche. 
+: qualunque esperienza rimanga fuori da questa sigla, perché non c’è limite alle esperienze che una persona può provare nel proprio intimo.

LGBTQIA+: perché la sigla è importante? 

Come avrete notato, la sigla tiene insieme parole appartenenti a categorie diverse. Alcune ricadono nella categoria degli orientamenti sessuali, altre in quella di identità di genere. Questo perché ciascuna di queste lettere identifica una delle comunità che storicamente si sono affermate nel panorama sociale attraverso la propria lotta e le proprie rivendicazioni. Seppure l’esperienza intima di ogni persona sia sempre più vasta e complessa di una lettera - e sebbene le nuove generazioni siano molto più propense a vivere ogni esperienza con grande apertura e fluidità, evitando categorizzazioni - è bene conoscere questa sigla, per celebrare la storia di queste comunità che hanno combattuto per vedere riconosciuta la propria esistenza in una società che ha sempre cercato di negarla.

Parlarne a scuola

Parlare apertamente di queste tematiche in classe è davvero molto importante, a qualsiasi età. Non solo perché contribuisce a costruire una società più giusta, democratica e inclusiva, ma anche perché alcunə dellə studenti potrebbero fare esperienza in prima persona del disagio e della sofferenza derivanti dal non sentirsi accettatə per ciò che sono. La scuola ha il dovere di fare sentire queste giovani persone al sicuro, capite, valorizzate. Non esistono argomenti tabù, e parlare sin dalla giovanissima età di esperienze  così intime e complesse aiuta lə studenti a sentirsi a proprio agio, a farsi domande su di sé, capirsi e capire lə altrə, rispettare le differenze. 

Come parlare di tematiche LGBTQIA+ in classe

1. Lasciar parlare la comunità
Una delle radici della violenza che le minoranze subiscono è la silenziazione, cioè l’impossibilità di autorappresentarsi nei media, in letteratura, al cinema, nel discorso dell’opinione pubblica. Per questo, la prima cosa da fare per parlare della comunità LGBTQIA+ in classe è lasciar parlare la comunità: che si tratti di una definizione o dell’opinione su un tema scottante, è bene attingere da fonti interne alla comunità. Autorə, registə, attivistə sui social: come si racconta chi vive un’esperienza in prima persona? Come si rappresenta la comunità nei tanti libri, film, fumetti, videogiochi e serie tv che mettono al centro queste esperienze? 

2. Usare un linguaggio adatto all’età
Il linguaggio utilizzato dovrebbe essere adeguato all’età, e quando si parla allə più piccolə non è necessario dare definizioni troppo complicate: basterà far leva sulla loro spontanea e intuitiva capacità di empatizzare con i sentimenti altrui e, attraverso il gioco, mostrare come molte attività tradizionalmente associate al genere maschile e femminile siano un prodotto culturale, spesso un po’ bizzarro, e non qualcosa di innato. Lə studenti più grandi, invece, potranno essere accompagnatə alla scoperta della storia delle comunità LGBTQIA+ e dei movimenti di liberazione, per ancorare la coscienza inclusiva alle sue radici storiche. 

3. Incoraggiare la presa di parola 
Che esperienza stanno facendo lə vostrə ragazzə intorno ai temi dell’identità di genere, del loro corpo che cambia, dei loro desideri? Vivono serenamente questi anni cruciali di trasformazione ed esplorazione in una società che li sovraespone allo sguardo dellə altrə? Create in classe un ambiente sicuro in cui si sentano liberə di esprimersi, di dire la loro, di mostrarsi. Mostratevi apertə, inclusivə e mai giudicanti, e lasciate che dal loro confronto nascano consapevolezza e libertà. Non c’è niente di cui avere paura. 

Materiale per parlare di tematiche LGBTQIA+ in classe

Un libro per lə piccolissimə
Diverso. Per scoprire con loro che la differenza non è da temere, ma da valorizzare: perché ogni strumento concorre a creare un’orchestra stupenda. 

Un libro per l’infanzia
Storia di Giulia che aveva un’ombra da bambino. La nostra ombra ci può far sentire diversə, ma anche dalla nostra ombra possiamo capire chi siamo e che abbiamo il diritto di essere quello che siamo, di decidere quello che amiamo e quello che non amiamo, senza schemi o etichette che ci impediscano di essere noi stessə.

Un libro per spiegare la sigla LGBTQIA+
LGBTQIA+, si chiama proprio così, ed è il miglior testo per spiegare la sigla, la storia delle comunità che la compongono, e perché è importante conoscere questa storia per portare avanti lo sforzo per una società più felice per tuttə. 

Una graphic novel
Trilogia esplicita. La storia illustrata di una transizione, da una persona che l’ha attraversata tra gioie, desideri, dolori, pregiudizi e la forza di affermare se stessə. 

Una serie animata

Steven Universe, la storia di creature aliene pronte a salvare la Terra, di amore e dell’avventura più grande: scoprire se stessə. 

Una serie TV
Pose, la serie Netflix che racconta uno dei capitoli più celebri, iconici e importanti della storia della comunità LGBTQIA+, nella New York degli anni ‘80/’90, tra ballroom scene, lotta per l’affermazione delle persone trans, lo spettro dell’AIDS, e tanta forza e amore. 


Molte persone potrebbero dire: non si è mai parlato così tanto di LGBTQIA+. Forse è una moda? La verità è che solo ora queste esperienze stanno trovando uno spazio di autorappresentazione, grazie al web, ai nuovi media, ai nuovi format divulgativi e di intrattenimento: qualsiasi prodotto culturale può essere uno strumento di espressione di un’esperienza finora silenziata. Come abbiamo visto tra i suggerimenti, anche podcast e fumetti sono strumenti eccellenti, capaci di raggiungere un grandissimo pubblico. E allora perché non affinare gli strumenti per raccontare la tua storia con la nostra Factory del Podcast o la Factory del fumetto? Grandi docenti e corsi davvero unici nella loro impostazione, per 5 mesi immersivi nella scuola del fumetto e nella scuola del podcast firmata Feltrinelli Education. 

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