
Il lavoro ci isola o ci unisce?
Riscoprire la comunità sul luogo di lavoro, non solo davanti alla macchinetta del caffè.

Secondo l’OCSE, in un anno lavoriamo una media di 1800 ore, circa 35 la settimana, ma ci sono Paesi come la Germania che scendono fino a 1340 grazie a settimane corte, alta produttività e orario ridotto flessibile.
Ci troviamo quindi a passare con i nostri colleghi più tempo di quello che riusciamo a condividere con affetti, amici, famiglia — o anche con noi stessi. Eppure, ci dicono i dati, ci sentiamo sempre più soli.
E i luoghi in cui lavoriamo sembrano essere allo stesso tempo sia il problema sia la possibile soluzione.
Lavorare stanca
Da qualche tempo, il report annuale State of the Global Workplace di Gallup ci restituisce un’immagine del luogo di lavoro come quello di uno spazio in cui ci sentiamo spettatori passivi, troppe volte in balìa di sensazioni negative e di inadeguatezza.
Nell’ultima edizione resa pubblica e dedicata al 2023, il 20% degli intervistati a livello globale ha dichiarato di aver sofferto di solitudine nella giornata lavorativa precedente, un numero che aumenta in chi ha meno di 35 anni. Poi c’è lo stress, e se nel 2021 potevamo ancora spiegarci con la pandemia il dato del 44% delle persone intervistate che dichiarava di averlo provato durante le ore lavorative, ancora nel 2023 in Europa più di una persona su tre ha provato stress sul luogo di lavoro, con picchi tra le donne rispetto agli uomini e di nuovo tra le persone con meno di 35 anni.
Tra le cause che gli intervistati hanno riportato a Gallup, figura anche la mancanza di coinvolgimento e supporto manageriale, che sempre più diventa motivo di disengagement per chi lavora. Una disconnessione dal proprio ruolo e dagli obiettivi aziendali che non è più “misurabile” solo in termini di mancata produttività, ma è ormai riconosciuta come fattore chiave nell’aumento dello stress sul luogo di lavoro e nel successivo burnout.
Perché, anche se naturalmente non tutti i sintomi di una peggiorata salute mentale sono riconducibili al lavoro, il lavoro — e come il lavoro ci fa sentire — è considerato a livello globale un fattore che influisce in modo decisivo sulla nostra salute mentale.
Il ruolo della comunità aziendale
Lo stesso report Gallup, però, ci mostra anche un altro lato della medaglia: le persone che hanno un impiego lavorativo si sentono meno sole di chi un lavoro non ce l’ha. Perché quello del lavoro è, in modo sempre più riconosciuto, anche uno dei principali spazi di relazione e socialità che attraversiamo nelle nostre vite.
Gli scambi che abbiamo nei momenti produttivi, ricreativi, creativi e in generale di confronto costituiscono buona parte delle interazioni umane che abbiamo durante il giorno; e avere scambi positivi o negativi influirà sicuramente non solo sull’esito della nostra specifica mansione, ma anche su come il lavoratore si sentirà mentre lavora.
Per questo il concetto di comunità è così importante anche e soprattutto all’interno di un’azienda.
Per riferirsi all’ideale gruppo di persone che costituisce la comunità aziendale, si fa spesso riferimento al concetto di tribù organizzativa, perché sul luogo di lavoro sussistono molti bisogni, legami e dinamiche che sono collaterali alle mansioni lavorative e agli obiettivi aziendali e professionali, ma senza i quali questi ultimi non si potrebbero realizzare — proprio come accade in qualsiasi gruppo sociale.
Tra i principi della tribù organizzativa ci sono:
- Sicurezza psicologica: una tribù è sana e funziona perché chi vi appartiene si sente al sicuro. Sul luogo di lavoro, si traduce nella possibilità di esprimersi, proporre e creare senza sentirsi giudicati o sminuiti e senza temere ritorsioni. Ѐ ciò che permette l’innovazione, la creatività, l’apprendimento positivo.
- Scambio autentico: una tribù è fatta di relazioni, anche simboliche; così sono gli scambi nelle imprese, nelle aziende e nelle organizzazioni, non solo passaggi di informazioni pratiche ma anche momenti di riconoscimento e ascolto reciproco.
- Mutuo supporto: in una tribù ogni componente ha un ruolo, ma nessuno lo svolge in modo isolato. L’intreccio di queste relazioni non riguarda solamente i singoli compiti, ma il lavoro nella sua totalità e nella sua complessità, sviluppando la cura reciproca.
Come costruire una comunità aziendale
Per trasformare il luogo di lavoro in un luogo di relazioni positive e incoraggianti e vivificare la comunità aziendale, si possono adottare diverse strategie QWL (Quality of Life at Work).
Abbiamo provato a raccogliere qui le principali:
- Favorire le relazioni intergenerazionali. Oggi si trovano a condividere lo stesso spazio di lavoro fino a cinque generazioni diverse, ognuna con i propri valori, i propri riferimenti, i propri desideri: come metterle in dialogo? Abbiamo approfondito il potere delle storie e della cultura come ponte generazionale in questo articolo.
- Creare un team building continuo. Non solo momenti di svago programmato fuori dalle pareti dell’ufficio, ma come una parte importante della cultura quotidiana delle organizzazioni: alcune delle modalità che funzionano negli offsite sono essenziali anche nelle giornate in ufficio, come il gioco e la narrazione, che possono essere applicati anche a fasi di progettazione o eventi di presentazione.
- Dare forma a spazi di ascolto. Sempre di più, i momenti di scambio tra persone che lavorano nella stessa organizzazione si limitano a meeting e call: creare degli spazi fisici e temporali informali in cui la relazione possa esistere senza una finalità prettamente produttiva permette alle persone non solo di rilassarsi, ma anche di far fluire le idee e la curiosità.
Se vuoi portare sul luogo di lavoro dei percorsi di costruzione e rafforzamento della tua comunità aziendale attraverso storie, cultura ed eventi, scrivici.