Ken Robinson: chi è l' ambasciatore della creatività

L’eredità di Ken Robinson, ambasciatore della creatività

Ken Robinson è considerato uno degli uomini più importanti del panorama culturale mondiale. Scopri chi è, cosa ha fatto e perché è così importante per la cultura.

03/12/2020 , tempo di lettura 6 minuti

Nel febbraio 2006, Sir Ken Robinson è salito sul palco dei Ted Talks e ha posto una domanda provocatoria: «Le scuole uccidono la creatività?». Quello fu tra i primi discorsi di Ted a essere pubblicato online, e ad oggi rimane il più visto di tutti i tempi, con oltre 65 milioni di visualizzazioni. 

 
Scomparso nell’agosto del 2020, Sir Ken Robinson è stato uno dei principali pensatori nel mondo della pedagogia degli ultimi 50 anni, sostenitore della creatività e dell’innovazione nel mondo dell’educazione. Estremamente critico nei confronti dei sistemi educativi contemporanei, il suo principale assunto è che la creatività è tanto importante quanto l’alfabetizzazione. E per questo andrebbero trattate alla pari. E invece, ha spiegato più volte Robinson alle istituzioni di tutto il mondo, dalla scuola contemporanea vengono fuori studenti istruiti che diventano sì buoni lavoratori, ma non pensatori creativi. «Picasso», racconta, «diceva che i bambini nascono tutti artisti, ma il problema è rimanere artisti anche da adulti». 

 

La creatività umana, secondo Robinson, può essere diversa e varia, e spesso collegata al non avere paura di sbagliare, che è tipico dei bambini appunto. «Ora, non voglio dire che sbagliare sia uguale a essere creativi», spiega. Ma «se non sei preparato a sbagliare, non ti verrà mai in mente qualcosa di originale. E da adulti la maggior parte delle persone ha il terrore di sbagliare, perché le aziende stigmatizzano gli errori. E anche per i nostri sistemi nazionali d’istruzione gli errori sono la cosa più grave che si possa fare. E il risultato è che stiamo educando le persone che reprimono la loro capacità creativa». 


Che cos'è l'intelligenza?

 

Il primo passo è allora ripensare radicalmente la nostra idea di intelligenza: «Abbiamo coltivato un concetto molto limitato di intelligenza: il lavoro accademico è importante e gratificante per le persone che lo apprezzano, ma non dovrebbe essere considerato come la sola misura dell’intelligenza». Le abilità per essere ammessi all’università, laurearsi e superare i concorsi non dovrebbero essere la preoccupazione principale. 

 

La conseguenza infatti è che «tante persone di talento, brillanti, creative, credono di non esserlo, perché quello in cui eccellevano a scuola non era considerato, o era addirittura stigmatizzato». Il problema, secondo Robinson, è che il mondo dell’educazione considera intelligenti solo i bambini che sono brillanti nelle materie scolastiche. Ogni sistema educativo ha la stessa gerarchia di materie, ovunque nel mondo: le arti sono messe in fondo, seguite, ancora più in basso, da recitazione e danza. Un sistema standardizzato, che non tiene conto della diversità delle persone e dei diversi talenti. 

 

Perché, secondo Robinson, non esiste un solo tipo di intelligenza. «È varia, dinamica, interattiva», dice. «Le materie che vengono insegnate a scuola fanno sì che si sviluppi solo il cervello, e non il corpo, e solo una parte del cervello, generalmente quella a sinistra», che è dominante per le funzioni del calcolo. Ma ad esempio «ci sono persone che hanno bisogno di muoversi per pensare». E invece a scuola per la maggior parte del tempo si sta fermi e seduti. 


Creatività e agricoltura

 

Nel Ted Talk “How to escape education’s death valley” (“Come sfuggire alla valle della morte dell’istruzione”) Ken Robinson mostra la sua preoccupazione per la crescente attenzione nei confronti delle discipline scientifiche (Stem), «che sono necessarie, ma non sufficienti, perché un’educazione efficace deve dare lo stesso peso alle discipline artistiche, umanistiche e all’attività fisica», dice. 

 

E se, come sostiene, la curiosità è il motore dell’apprendimento, allora è fondamentale stimolarla. E in questo gli insegnanti hanno un ruolo cruciale. Nel libro “Creative Schools: The Grassroots Revolution That's Transforming Education”, Robinson elabora nel dettaglio tutti i limiti del settore dell’istruzione odierna e propone le soluzioni per superarli attraverso una serie di buoni esempi a cui guardare. «La vera chiave per la trasformazione dell’istruzione sta nella qualità dell’insegnamento», dice. Perciò la scuola, a partire dagli insegnanti, dovrebbe capire e supportare quello che interessa ai ragazzi. 

 

«Tutti nasciamo con dei grandissimi talenti naturali, ma alla fine del percorso di istruzione molti li perdono, perché la scuola non ha dato valore ai loro talenti, o addirittura li ha stigmatizzati», dice. Non stupisce quindi che per la maggior parte dei ragazzi la scuola sia un peso, e un peso tale da causare spesso crolli dell’autostima e in estremo l’abbandono scolastico. 

 

«Dobbiamo passare a un modello basato maggiormente sui principi dell’agricoltura», è la metafora che usa nel discorso del 2006. «Dobbiamo riconoscere che la crescita umana non è un processo meccanico; è un processo organico. E non puoi prevedere il risultato dello sviluppo umano. Tutto quello che puoi fare, come un contadino, è creare le condizioni in cui gli studenti inizieranno a prosperare». 

 

La svolta, secondo Robinson, è un’istruzione personalizzata, misurata sulle attitudini e gli interessi degli studenti, e non standardizzata. Una logica opposta rispetto a quella fordista. «Ciò non significa che non debbano esserci dei contenuti di base da trasmettere», avverte. Tutt’altro: significa dare la possibilità agli studenti di sviluppare i propri interessi e le proprie attitudini, adattare l’orario rispettando il ritmo di apprendimento e valutarli in modo da supportare il progresso personale di ciascuno. 


La vita e il messaggio di Ken Robinson

 

A questo tipo di approccio educativo, dirompente sin da quella domanda provocatoria posta nel 2006, Sir Ken ha dedicato la sua carriera lavorando con governi, educatori, aziende e organizzazioni culturali di tutto il mondo. Una sorta di “ambasciatore della creatività”. Nato a Liverpool, nel Regno Unito, nel 1950, ha guidato il comitato consultivo del governo britannico nel 1998 per l’educazione creativa e culturale e per i suoi successi nel 2003 è stato nominato cavaliere dalla regina Elisabetta. È autore o coautore di una vasta gamma di libri, incluso il rivoluzionario “The Element: How Finding Your Passion Changes Everything”, un bestseller del New York Times tradotto in 23 lingue. 

 

Robinson credeva che la creatività fosse l’atto essenziale del vivere in un mondo imprevedibile, come la pandemia da Covid ci mostra. E «la migliore prova della creatività umana è la nostra traiettoria attraverso la vita», dice al capo di Ted Chris Anderson in un’intervista del 2018. «Creiamo le nostre vite. E questi poteri di creatività, manifestati in tutti i modi in cui gli esseri umani operano, sono al centro di ciò che significa essere un essere umano». 

 

 

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