Norbert Wiener: chi è l’inventore della cibernetica

Norbert Wiener: l’uomo che ha inventato la cibernetica

Norbert Wiener è stato un matematico e statistico statunitense, riconosciuto come il padre della cibernetica. Scopriamo di più sulla sua vita.

23/06/2021 , tempo di lettura 4 minuti

Nel campo della matematica, Norbert Wiener è sicuramente stato una delle menti più illustri di sempre. È ricordato soprattutto per le sue ricerche sul calcolo delle probabilità e sulla teoria dell’informazione, che gli hanno valso l’appellativo di “padre della cibernetica moderna”. 

Scopriamo di più sulla sua vita e sulle sue innovazioni. 

 Norbert Wiener: biografia del matematico 

Norbert Wiener nasce il 26 novembre del 1894 a Columbia, negli Stati Uniti. Sua madre era americana e suo padre era nato in Polonia, ma di lingua tedesca. 

Il padre influì molto sullo sviluppo intellettuale dei figli e s’impegnò personalmente nella loro formazione. 

Norbert era un bambino prodigio: a soli 18 mesi imparò l’alfabeto, a tre anni sapeva già leggere e a cinque declamava in latino e greco. 

A 7 anni entrò alla Peabody School di Cambridge ma a causa di alcuni contrasti, il padre decise di occuparsi personalmente della sua istruzione. Quando gli fu diagnosticata una grave miopia, gli fu vietato di leggere e sua madre gli leggeva lezioni di chimica, algebra e trigonometria. Fin da piccolo dimostrò di avere una potente memoria fotografica e una straordinaria capacità di ragionamento. 

Nel 1906, a soli 12 anni, si diplomò per poi iscriversi alla Tufts University, diventando il più giovane studente universitario nella storia americana. 

Nel 1913 ottenne il dottorato in filosofia e si trasferì al Trinity College di Cambridge, dove approfondì le sue conoscenze matematiche. 

Con lo scoppio della guerra, tornò negli Stati Uniti ma non trovò un impiego stabile, perciò alternò alcune attività da matematico ad altri impieghi, cercando anche di arruolarsi nell’esercito, inutilmente a causa della sua forte miopia. 

Dopo un periodo di incertezze professionali, Wiener ricevette l’incarico di condurre le esercitazioni di matematica degli studenti di ingegneria al MIT, dove sarebbe rimasto per tutta la vita. 

Qui, divenne professore associato nel 1932 e, grazie a un incontro fortuito col matematico Fréchet, si interessò allo studio dell’integrazione negli spazi funzionali. 

Al MIT ottenne risultati straordinari nel campo della ricerca matematica, studiando diverse teorie, tra cui il moto browniano e le equazioni integrali. 

Norbert Wiener morì il 18 marzo 1964, a causa di un attacco cardiaco. 

 I contributi di Norbert Wiener

Norbert Wiener fu un genio nel suo campo e contribuì, in maniera rilevante, all’ingegneria elettronica, alla comunicazione elettronica e al sistema di controllo automatico di macchinari tramite computer. 

Molti degli studi fatti da Wiener, seppur nel campo della matematica pura, sono stati utilizzati nella moderna teoria matematica delle comunicazioni elettriche. Ad esempio, fu una sua invenzione il filtro Wiener: un filtro per l’elaborazione dei segnali su base statistica, che ha lo scopo di ridurre la quantità di rumore presente in un segnale, tramite una stima del segnale in assenza di rumore. 

Ma soprattutto, Wiener viene considerato come il “padre della cibernetica”. 

Infatti, grazie alla sua formazione culturale (basata sulla biologia, la filosofia e la matematica), Wiener riuscì a gettare le basi della cibernetica, materia sulla quale scrisse tre libri, presentando un tentativo di sintesi tra biologia, neurofisiologia e tecniche di gestione dell’informazione. 

Lo scopo era quello di dimostrare che le macchine fossero assimilabili agli esseri umani per quelle facoltà che venivano considerate prettamente “umane”, come il linguaggio, il comando e il controllo del sistema nervoso e l’apprendimento. 

Allo stesso tempo, però Wiener aveva il timore che sarebbe arrivato un futuro in cui gli uomini avrebbero ceduto alle macchine i loro poteri umani di scelta e controllo, svalutando le capacità del nostro cervello. Per questo, nelle sue opere invita i lettori a non delegare mai alle macchine la scelta tra “il bene e il male”: una discriminante etica che, secondo lui, dovrà appartenere per sempre agli uomini.

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