Parlare dell'8 marzo in classe

8 marzo: parlare di questioni di genere in classe

La Giornata Internazionale della Donna è l'occasione per fare il punto sulla questione femminile, e per chiederci come possiamo portare avanti le istanze di parità ed emancipazione. Anche imparando a spiegare il femminismo nelle scuole.

07/03/2023 , tempo di lettura 5 minuti

Esistono fatti che negati, talvolta, per interesse o perché troppo complicati da comprendere, troppo grossi per la portata delle nostre capacità cognitive. Sono quelli che Timothy Morton chiama Iperoggetti. Il cambiamento climatico, per esempio, che sfugge alla nostra completa comprensione (e che per molti grandi interessi non conviene contrastare). Noi, invece, in un articolo recente abbiamo ragionato proprio su come parlare del cambiamento climatico in classe.

Oggi, in vista dell’8 marzo, vi diciamo la nostra su come approcciare un’altra questione su vasta scala: la questione di genere, ed elaborare gli strumenti per spiegare il femminismo in classe.

Parlano i numeri

La questione femminile è molto difficile da negare. Qualcuno vorrebbe; eppure a parlare di gender gap, violenza di genere e di tutte le altre espressioni di ciò che le donne devono subire sulla loro pelle ci sono numeri e statistiche inconfutabili. Il World Economic Forum, per esempio, stila ogni anno il Global Gender Gap Report, e quello del 2022 si apre con un pronostico sconfortante: ci vorranno altri 132 anni per colmare completamente il gender gap. Lo stesso report evidenzia che tra il 1990 e il 2019, l’incidenza di disturbi mentali, d'ansia e depressivi nelle donne è aumentata in proporzione maggiore rispetto agli uomini, con un impatto sproporzionato sulle ragazze tra i 15 e i 19 anni. 

Più lavoro

Eppure, gradualmente, le cose sembrano migliorare. Per esempio, le donne guadagnano meno degli uomini (-13,0% nel 2020 secondo i dati della Commissione Europea), ma nell’ultimo decennio il divario si è ridotto di 2,8 punti percentuali. Allo stesso tempo, secondo l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), la partecipazione delle donne al mercato del lavoro è aumentata costantemente negli ultimi decenni e nel 2020, il tasso di occupazione femminile era del 63%, rispetto al 73% per gli uomini. Inoltre, la percentuale di donne in posizioni di vertice a livello globale è aumentata dal 24% nel 2019 al 29% nel 2020.

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Più stress

Se le cose sembrano lentamente migliorare, come mai aumentano tra le donne i casi di fragilità psicologica e mentale legati ad ansia e stress? Una possibile risposta può essere rintracciata nella differenza di ore di lavoro non retribuito, registrate dall’OCSE in un pratico tool: in Italia sono 131 ogni anno per gli uomini, ben 306 per le donne. Lavoro speso tra mansioni di cura (che ancora ricade per lo più sulle spalle delle donne) e fenomeni di sfruttamento professionale (più diffuso ai danni delle donne) che si somma a quello retribuito, andando a comporre una giornata lavorativa ben più lunga per le donne (6 ore e 48 minuti) che per gli uomini (5 ore e 31 minuti), secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro. La maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro non sta corrispondendo a una proporzionale ripartizione dei lavori di cura, traducendosi in aumento di lavoro a senso unico. Stressante, vero?

Rosa femminuccia

A monte, il problema è ancora culturale. Quel monte orario di lavoro che grava sulle spalle delle donne deriva da una ripartizione dei ruoli di genere storicamente e strutturalmente sbilanciata. Eppure, dove sta scritto chi deve fare cosa? Aiutare innanzitutto le bambine e le ragazze, ma in generale tuttə lə giovani, a mettere in discussione la “naturale” divisione dei compiti, le “naturali” aspettative di comportamento e costume verso le donne (in altre parole a decostruire gli stereotipi e Fare e disfare il genere, come ha scritto la grande filosofa Judith Butler) è il primo passo per crescere donne consapevoli e libere. Ma anche uomini più maturi e risolti, capaci di cooperare per creare una società più felice e liberi dalle gabbie dello stereotipo virile. Da qui passa la liberazione di tutte le soggettività, anche quelle LGBTQIA+. Non è un caso che la storica attivista lesbica Mariasilvia Spolato fece il primo coming out pubblico d’Italia proprio durante una marcia dell’8 marzo 1972, a Campo de’ Fiori a Roma. 

Quali strumenti hanno lə bambinə per inventare un’altra storia di libertà? E tu? La scrittura creativa, per esempio. Scopri il nostro Corso di scrittura creativa

Perché essere femminista

Il movimento femminista, diventato oggi in decenni di storia movimento transfemminista, si occupa proprio di questo: annullare quelle condizioni culturali e materiali di disparità che impediscono di creare una società umana davvero coesa felice. L’8 marzo è l’occasione per presidiare questa lotta, anche nelle sedi educative, senza mai dimenticare che per la questione femminile passano tutte le altre questioni, secondo il principio di intersezionalità: libertà e felicità sono di tuttə, o non saranno davvero di nessuno. Così ci ricorda Bread and Roses, una celebre canzone del movimento: la riscossa delle donne significa la riscossa di tutta l’umanità

Per parlare dell’8 marzo e di femminismo in classe, ecco alcuni strumenti utili a impostare la didattica e avere spunti per nutrire il confronto tra studenti. 

Un podcast

- Cara, sei maschilista! Recentemente alcune donne al potere segnano un traguardo importante ma fanno discutere: essere donne basta a essere femministe e lottare per i diritti delle donne? Questo podcast aiuta a esplorare il sessismo interiorizzato anche nelle donne.  

Due libri

- Dalla parte delle bambine, di Elena Gianini Belotti. Una pietra miliare della pedagogia femminista, per capire e mostrare l'influenza dei condizionamenti sociali nella formazione del ruolo femminile nella società. 

- Femminili singolari. Il femminismo è nelle parole, di Vera Gheno. Perché infermiera sì e ingegnera no? In questo saggio una sociolinguista spiega la ragione sociale dietro le questioni di genere della nostra lingua. 


Una newsletter

Ghinea, una newsletter al mese, ricca di storie di donne che viaggiano, donne che studiano, donne che subiscono ingiustizie, donne che lottano per cambiare un po’ il mondo. Tanti spunti da seguire e materiali da approfondire.


Una graphic novel

- Bastava chiedere!, di Emma. Assistiamo ogni giorno a scene di femminismo. Sappiamo riconoscerle (e farle riconoscere allə bambinə)?



Vuoi creare tu lo strumento per parlare di femminismo e questioni di genere in classe? Impara come scrivere e pubblicare un libro per l’infanzia, con il nostro corso per scrivere e pubblicare libri per l’infanzia.  Oppure lancia il tuo podcast femminista, grazie alla nostra Factory del Podcast. 

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